S p E C i a L i  

  F N M

 

 

 

Un capitolo spesso poco conosciuto della storia dell'Alfa Romeo è quello relativo ai rapporti intercorsi tra la stessa Alfa e la FNM (Fàbrica Nacional de Motores), un'azienda brasiliana nata nei primi anni Quaranta e specializzata nella produzione di motori aeronautici. Fu nel 1949 che la FNM iniziò ad occuparsi della produzione di autoveicoli: a quell'anno, infatti, risale l'avvio della produzione su licenza degli autocarri Isotta Fraschini. Il primo contatto con l'Alfa risale al 1952, anno in cui la FNM ottenne la licenza per costruire (al posto degli autocarri Isotta Fraschini) gli autocarri Alfa Romeo. Bisognerà però aspettare il 1960 per assistere ad un accordo tra le due aziende destinato alla produzione di automobili. Da tale accordo nacquero nel corso degli anni tre diversi modelli di auto, i quali recarono dapprima il marchio FNM e poi lo stesso marchio Alfa Romeo. Più precisamente, si trattava della "2000", della "2150" e della "2300". La FNM "2000" nacque nel 1961 con il nome di FNM "JK", lì dove la sigla "JK" voleva ricordare le iniziali del nome del presidente della repubblica brasiliana di allora: Juscelino Kubitschek. Questo modello (assemblato a Xerém, ma con componentistica inviata direttamente dall'Italia) ricalcava la nostra Alfa Romeo "2000" berlina. Il propulsore (che era lo stesso bialbero 4 cilindri in linea da 1975cc, con una variazione del rapporto di compressione al fine di essere più adatto all'uso della benzina brasiliana) era capace di erogare 95 cv e di raggiungere i 155 km/h di velocità massima.

 

 

L'evolversi della situazione politica brasiliana ebbe ripercussioni anche su questa vettura, la quale (a seguito del colpo di stato militare che portò alla destituzione del presidente Kubitschek) vide mutato il proprio nome: scomparve la sigla "JK" e arrivò il nome "2000".  

 

 

Due importanti versioni della "2000" saranno la "Onça" (una "2000" in versione coupé) e la "2000 TiMB" (Turismo Internazionale Modello Brasile), arrivata sul mercato nel 1966 e capace addirittura di erogare 160 cv, grazie anche all'adozione di due carburatori doppio corpo.  

 

 

 

 

La produzione della FNM "2000" viene interrotta nel 1969, esattamente un anno dopo l'acquisizione da parte dell'Alfa Romeo del controllo diretto della FNM, lasciando immediatamente spazio alla FNM "2150". Stilisticamente quasi identica alla "2000", la "2150" adotta sempre il classico bialbero 4 cilindri in linea, ma con una cilindrata portata a 2132 cc e una potenza massima pari a 125 cv. Anche il cambio venne aggiornato, disponendo ora di 5 rapporti. Esteticamente, la "2150" si distingueva dalla precedente "2000" soprattutto per l'adozione di una nuova calandra e di uno scudo simile a quello delle italiane Alfa "1750" berlina del 1968. La FNM "2150" rimase in listino sino al 1974, anno in cui iniziò la carriera della nuova "2300".

 

 

L' Alfa Romeo "2300" è il modello che segna la scomparsa del marchio FNM. Se da una parte è indubbiamente vero che la "2300" si ispirava all'estetica della nostra "Alfetta", è d'altra parte altrettanto vero che in realtà le due vetture (la "2300" e la "Alfetta") presentavano tra loro differenze sostanziali.

 

 

Le due auto erano differenti innanzitutto nelle dimensioni: la prima serie della "Alfetta" (1972) misurava 428 cm in lunghezza e 162 cm in larghezza, con un passo di 251 cm; da parte sua, la "2300" misurava ben 472 cm in lunghezza, 169 cm in larghezza, con un passo pari a 273 cm. La 2300, quindi, disponeva di misure in grado di garantire un'ottima abitabilità interna. Tuttavia, sotto il profilo squisitamente stilistico, il risultato d'insieme mancava forse di quell'armonioso equilibrio e di quella personalissima caratterizzazione che tanto contraddistingueva la "Alfetta". Ma "2300" e "Alfetta" erano sostanzialmente diverse anche dal punto di vista meccanico, in quanto nella 2300 nulla restava della innovativa meccanica della bella berlina italiana.

 

 

Infatti, l'avantreno della "2300" era sì a quadrilateri deformabili, ma adottava una molla elicoidale al posto delle barre di torsione longitudinali della "Alfetta". Al retrotreno (che era a ponte rigido), poi, non v'era traccia alcuna del ponte De Dion con parallelogramma di Watt che era invece prerogativa della "Alfetta". La "2300" evitava anche di adottare lo schema transaxle della "Alfetta" (cambio posteriore in blocco col differenziale), preferendo invece un cambio anteriore in blocco col propulsore. Nella "2300", la cilindrata del bialbero 4 cilindri in linea (garantito per 100.000 chilometri) era stata portata a 2310 cc: la testata era in alluminio e l’alimentazione era assicurata da due carburatori Solex a doppio corpo: la vettura era così in grado di erogare 140 cv SAE a 5.700 giri/min. e di raggiungere i 170 km/h, con un'accelerazione 0-100 km/h in 11,7 secondi (contro i 184 km/h della Alfetta, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in 9,8 secondi). Per quanto riguarda l'abitacolo, la plancia era simile a quella della "Alfetta" del 1972.

 

 

La "2300" venne prodotta in svariate versioni. La "2300" dal 1974 al 1978; la "2300 B", la "2300 Ti" e la "2300 Rio" dal 1978 al 1980...

 

 

 

La "2300 SL" e la "2300 Ti4" dal 1980 al 1983...

 

 

 La "2300 Ti4" seconda serie dal 1983 al 1985...

 

 

 

 La "2300 Ti4" terza serie dal 1985 al 1986...

 

 

 

 

La "2300 Ti4" quarta serie dal 1986 al 1988... 

 

 

 

 

Tutte le "2300 Ti4" disponevano di 149 cv SAE a 5500 giri/min (con una coppia massima di 240 kgm a 3400 giri/min.), sufficienti per spingere la vettura sino a 175 km/h e per farla accelerare da 0 a 100 km/h in 11,5 secondi. Però, c'è da dire che ogni aggiornamento estetico si traduceva in un sempre maggiore appesantimento dello stile. Nel corso degli anni, la dotazione di accessori della "2300" andò costantemente arricchendosi (il climatizzatore era di serie a partire dal 1978) e anche nel mondo delle competizioni la "2300" riuscì a ritagliarsi un proprio spazio.

 

 

 

La produzione venne interrotta nel 1988, chiudendosì così il capitolo delle Alfa Romeo brasiliane. Da non dimenticare, poi, che la FNM non si occupò solo della produzione di automobili, ma anche di autoveicoli per il trasporto pesante: i camion Alfa-FNM erano in Brasile molto popolari negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta.

 

 

Concludiamo questo speciale con un'immagine un po' particolare, un'immagine che ritrae un bambino che da grande avrebbe donato molto a tanti appassionati. Anche lui amava molto l'Alfa e un'Alfa fu la sua prima auto da neo-patentato... Ayrton Senna fotografato accanto ad una FNM "2000".

 

 

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