Alla
guida, ognuno di noi ha un suo limite, chi più basso, come il
normale guidatore da 20.000 Km l'anno, chi più alto, come nel caso
di un pilota. L'importante, oltre che sapere qual è il limite
dell'auto, è sapere anche qual è il nostro limite e non superarlo mai.
Se cominciano a sudare le mani o a irrigidirsi i muscoli, significa
che stiamo chiedendo troppo alle nostre capacità.
La
realizzazione di questa sezione è frutto di quanto appreso durante
le lezioni di teoria e pratica tenutesi nell'occasione dei corsi di
Guida Sportiva Evoluta Alfa GTA, organizzati presso l'autodromo di
Varano de' Melegari dall'Alfa Romeo e dal Centro Internazionale
Guida Sicura (CIGS) di Andrea de Adamich.
01. corretto
posizionamento delle mani sul volante |
1/A
- Posizione base
Per
guidare con qualità e sicurezza, raffigurando il volante come il
quadrante di un orologio, la posizione base fondamentale è quella
che vede le mani collocate alle "ore 9.15", con i pollici
bene ancorati alle razze.
Questa posizione permette:
-
maggiore velocità di movimento;
- maggiore precisione di guida;
- maggiore sensibilità e controllo della vettura.
1/B - Sterzata senza spostamento delle mani
Gran parte delle curve delle strade ed autostrade italiane si
possono percorrere senza spostare le mani sul volante, semplicemente
ruotando il volante fino ad un massimo di 90° e mantenendo le mani
in posizione "ore 9.15". Ciò garantisce:
- massima presa;
- velocità di movimento e di reazione;
- precisione;
- sensibilità.
In caso di necessità la sterzata potrà arrivare fino a 100° senza
abbandonare la posizione base.
1/C
- Sterzata con spostamento delle mani
In alcune curve (strade tortuose, di montagna, ecc.) occorre ruotare
il volante oltre 90°-100°. In tal caso bisogna adottare con
fluidità di movimento la seguente tecnica che permette di non
incrociare mai le braccia sulla corona del volante.
Sterzata
verso sinistra:
- la mano sinistra scorre sulla corona del volante prima della
curva, raggiungendo la posizione "ore 12.00";
- la mano destra lascia scorrere il volante, mentre la
sinistra la "tira" in fase di inserimento in curva;
- quando la razza inferiore arriva in posizione "ore
15.00", anche la destra entra in presa e le due mani insieme
concludono la rotazione.
Nel caso la sterzata richiesta sia ancora superiore, si ripete la
manovra.
Per quanto riguarda, poi, la fase di ritorno:
- la mano sinistra lascia scorrere il volante mentre la destra
lo tira, finché la sinistra riprende il volante in posizione
originale; da qui, la sinistra accompagna la destra, portando il
volante in posizione "ore 9.15".
Sterzata
verso destra:
- la mano destra scorre sulla corona del volante prima della
curva, raggiungendo la posizione "ore 12.00";
- la mano sinistra lascia scorrere il volante mentre la mano
destra lo "tira" in fase di inserimento in curva;
- quando la razza inferiore arriva in posizione "ore
21.00", anche la mano sinistra entra in presa e le due mani
insieme concludono la rotazione.
Nel caso la sterzata richiesta sia ancora superiore, si ripete la
manovra.
Per quanto riguarda, poi, la fase di ritorno:
- la destra lascia scorrere il volante mentre la sinistra lo
tira, finché la destra riprende il volante in posizione originale;
da qui, la destra accompagna la sinistra, portando il volante in
posizione "ore 9.15".
02. corretto
posizionamento del sedile di guida
|
2/A
- Posizione scorretta
Il difetto più diffuso nella posizione di guida dei comuni utenti
stradali e quello di mantenere :
- il busto troppo distante dal volante
- le braccia tese in fase di rettilineo
Cio si traduce in:
- un maggior "peso" del volante e un conseguente
maggiore sforzo nelle manovre;
- una minore sensibilità e una minore precisione nel
controllo della vettura;
- un maggio affaticamento del collo in caso di lunghe
percorrenze.
Inoltre, in fase di curva, non potendo aumentare la distanza tra il
punto spalla e la corona del volante, il guidatore si troverà ad
affrontare uno dei seguenti problemi:
a) mantenendo il corpo ancorato al sedile, la mano superiore non
riesce a mantenere la presa sul volante in curva: il guidatore è
costretto a controllare il volante con braccio-mano inferiore, più
impedita nel movimento;
b) mantenendo la presa sul volante, il corpo si stacca dallo
schienale e, per effetto della forza centrifuga in curva, scivola
verso l'esterno dell'abitacolo, aumentando ulteriormente la distanza
del busto dal volante.
2/B - Posizione corretta
La posizione di guida corretta richiede:
- braccia flesse in fase di rettilineo, con le mani ancorate
al volante in posizione "ore9.15";
-
busto vicino al volante (senza esagerare: l'eccessiva vicinanza
all'air-bag può provocare danni in caso di attivazione da incidenti
e, inoltre, un'eccessiva vicinanza del busto al volante
comporterebbe anche che nel momento in cui ruotiamo il volante i
gomiti urterebbero il busto, avendosi così un movimento poco
naturale);
-
schienale quasi verticale.
Ciò permette:
- minor sforzo sul volante e maggiore velocità, sensibilità
e precisione nei movimenti dello stesso;
- mani sempre in presa, in qualunque posizione;
- maggiore sensibilità del corpo sul comportamento della
vettura;
- minore affaticamento della schiena.
La posizione delle gambe è conseguenza dell'impostazione
busto/braccia/mani.
03. corretto
posizionamento dei piedi
|
3/A
- Posizione base
Piede destro:
- tallone appoggiato sul pianale, tra freno ed acceleratore;
- per passare dall'acceleratore al freno e viceversa, si
sposta il piede da un pedale all'altro senza sollevare il tallone,
per ottenere maggiore velocità nel movimento.
Piede
sinistro:
- sempre appoggiato sull'apposita pedana a sinistra della
pedaliera, per garantire al corpo un ulteriore punto di appoggio in
fase di curva o frenate brusche;
- il piede va portato sulla frizione solo quando serve per
cambiare marcia.
3/B - Posizione "punta-tacco"
Il punta-tacco serve per equiparare i giri del motore alla velocità
del cambio in fase di scalata, evitando la possibilità di
bloccaggio delle ruote motrici, sopratutto su fondi viscidi a bassa
aderenza:
- la punta del piede destro frena, mantenendo costante la
corretta pressione;
- durante la scalata, il tallone viene utilizzato per
dare un'accelerata onde aumentare i giri del motore;
- il punta-tacco è una manovra di frenata: per nessun motivo
bisogna allentare la pressione sul freno.
Una
procedura alternativa è la seguente:
-
il piede sinistro sta sulla frizione;
- la punta del piede destro frena, mantenendo costante la
corretta pressione;
- durante la scalata, si ruota leggermente a destra la gamba
destra per fare in modo di dare un colpetto all'acceleratore con lo
spigolo della pianta dello stesso piede.
04. tecnica di
impostazione di una curva a 90°
|
4/A
- Traiettoria geometrica e traiettoria sicura
La
velocità limite in una curva non dipende dal suo angolo ma dal suo
raggio. Rimanere vicini al margine interno della curva per tutta la
sua percorrenza, significa impostare una curva dal raggio ridotto,
con conseguente velocità limite molto bassa e rischio di superarla
inavvertitamente. Impegnando la corsia a disposizione (completamente
a destra della riga di mezzeria), è possibile aumentare il raggio
della curva e la relativa velocità. L'obiettivo è quello di
mantenere una velocità corretta e, comunque, al di sotto dei limiti
di percorrenza, ottenendo nel contempo un maggiore margine di
sicurezza.
La traiettoria geometrica a raggio costante non è la migliore, in
quanto mantiene impegnata la vettura nello stesso modo per tutta la
durata della curva.
La traiettoria sicura richiede un inserimento in curva ritardato,
con un raggio iniziale più stretto rispetto alla traiettoria
geometrica: in questo modo l'inserimento è necessariamente più
lento, ma con il vantaggio successivo di mantenere la vettura
impegnata per minor spazio, riallineando il volante nella fase
conclusiva della curva.
Ulteriore vantaggio: visibilità anticipata in uscita di curva.
4/B - Impostazione della curva
Frenata e scalata:
-
prima si usa il freno usando il maggiore potenziale di rallentamento
dell'impianto frenante (le ruote devono essere dritte per offrire il
massimo potenziale di aderenza e la frenata, inizialmente, deve
essere subito molto forte per ottenere il massimo del
rallentamento);
- successivamente si scala marcia per avere il rapporto giusto
per affrontare la curva (ed ottenere ulteriore rallentamento del
freno motore).
Rilascio
ed inserimento:
-
l'entrata in curva deve avvenire in fase di rilascio
dell'acceleratore, per ottenere maggiore carico sull'avantreno e
conseguente buona direzionalità;
Accelerazione
e riallineamento:
-
adottando la corretta traiettoria (cd. traiettoria sicura), la fase
di uscita in curva sarà a raggio crescente, con la possibilità di
anticipare il riallineamento del volante ed accelerare in
progressione per affrontare il rettilineo seguente.
Bisogna
comunque ricordare che tutte le manovre effettuate dal guidatore
(frenata, sterzata, accelerazione) devono essere effettuate con
progressione e fluidità di movimento, per evitare brusche reazioni
della vettura che potrebbero farne perdere il controllo.
In definitiva, questa tecnica permette di percorrere un tratto di
rettilineo maggiore ad una velocità superiore e riduce la
possibilità di sbandata.
05. tecnica di
impostazione di una curva a 180°
|
5/A
- Traiettoria geometrica e traiettoria sicura
Anche per una curva a 180° valgono gli stessi concetti
esposti per quella a 90°.
La traiettoria geometrica richiederebbe lo stesso
"impegno" della vettura per tutto l'arco di percorrenza
della curva.
La
traiettoria sicura prevede un tratto iniziale a raggio molto
stretto, ma altrettanto breve, seguito dal riallineamento della
traiettoria, già prima del punto di corda che è molto ritardato.
Molto evidente il vantaggio di visibilità anticipata in uscita di
curva.
5/B - Impostazione della curva
Fatto salvo quanto detto nel caso dell'impostazione della curva a 90°,
si può qui sottolineare l'importanza della corretta gestione
dell'acceleratore, la quale determina l'adeguato trasferimento
longitudinale dei carichi della vettura nelle varie fasi di
percorrenza di curva:
a) marcia costante, ruote dritte, apertura gas 100%;
b) frenata e scalata, ruote dritte, apertura gas 0%;
c) inserimento in curva, apertura gas 10%;
d) inizio riallineamento del volante e controllo dell'accelerazione
con apertura gas 30%;
e) completo riallineamento dello sterzo ed accelerazione
progressiva, fino apertura gas 100%.
06. distribuzione
dinamica dei carichi a terra
|
6/A
- Distribuzione dinamica dei carichi a terra (longitudinale)
Il
carico a terra è una forza fisica, dovuta essenzialmente al peso
della vettura, che preme il pneumatico sull'asfalto, facendolo
aderire al fondo stradale. Più peso grava sul pneumatico, più
questo (in funzione della sua caratteristica flessibilità) sarà
aderente al suolo, garantendo tenuta e direzionalità in fase di
curva.
Ogni vettura ha una sua specifica ripartizione di carico fra assale
anteriore e posteriore, stabilmente distribuita in condizioni di
marcia costante (senza accelerazione o rallentamento), ma che cambia
nelle varie condizioni di marcia per effetto della forza di inerzia:
a) in fase di accelerazione, le ruote anteriori tendono ad avere
meno carico, quindi meno aderenza, con possibilità di sottosterzo
se siamo in curva;
b) in fase di frenata, è il retrotreno della vettura che si
scarica, con tendenza a perdere aderenza ed a sovrasterzare in
curva, sopratutto su fondi a bassa aderenza.
Per esempio, nel caso dell'Alfa 156 GTA avremo questa distibuzione
longitudinale dei carichi:
- in accelerazione: il 55% sull'asse anteriore, ed il 45 %
sull'asse posteriore;
- in marcia costante: 65 % avanti, 35% dietro;
- in frenata: 85% avanti, 15% dietro.
Una
conseguenza pratica del trasferimento longitudinale dei carichi si
pone giornalmente quando dobbiamo affrontare ostacoli come un dosso
rallentatore artificiale o una buca nel manto stradale: in questi
casi è opportuno frenare in modo deciso alcuni metri prima
dell'ostacolo, quindi lasciare completamente il freno, e infine dare
una leggera accelerata! Questo permette di affrontare l'ostacolo ad
una velocità ridotta, ma nello stesso tempo serve a scaricare
l'avantreno facendo superare l'ostacolo con un impatto inferiore.
6/B
- Distribuzione dinamica dei carichi a terra (trasversale)
In
curva, per effetto della forza centrifuga, il peso della vettura
grava maggiormente sulle ruote esterne, rispetto ad una condizione
di marcia rettilinea.
Occorre prestare attenzione alla fase di inserimento in curva,
quando il guidatore, per effetto della sterzata, trasferisce carico
sulle ruote esterne: la sterzata deve essere effettuata in modo
fluido, per evitare perdita di aderenza dovuta al brusco
trasferimento di carico.
Ancora più attenzione bisognerà prestare quando si affronta una
curva ad "S", perché il trasferimento di carico è
accentuato dalla rapida successione delle curve e può provocare un
effetto pendolo, sopratutto se associato ad un contemporaneo
trasferimento carichi longitudinale (accelerazione-rilascio).
Per esempio, nel caso della 156 GTA avremo questi trasferimenti
trasversali di carico:
- in rettilineo: 50% a destra, 50% a sinistra;
- curva a sinistra: 35% a sinistra, 65% a destra;
- curva a destra: 35% a destra, 65% a sinistra.
07. tecnica di
impostazione di una curva doppia ad U
|
7/A
- Traiettoria
Per
curva doppia ad U si intende una serie di due curve in successione a
raggio costante, dello stesso senso, del medesimo angolo e con parte
piana intermedia.
Le due curve vanno impostate come se fossero una sola, raccordandole
con un'unica sterzata; occorre rimanere con lo sterzo girato più o
meno con lo stesso angolo per tutta la durata della curva, gestendo
con l'acceleratore eventuali piccole correzioni di linea:
- accelerando, la vettura tende ad allargare la traiettoria
- rilasciando l'acceleratore, la vettura tende ad inserirsi
maggiormente in curva.
7/B - Impostazione della curva
La
curva va impostata seguendo queste indicazioni:
- inserimento in curva in rilascio fino a 1° punto di corda;
- accelerazione controllata nell'arco di percorrenza della
curva, per mantenere la corretta traiettoria;
- riallineamento del volante in uscita ed accelerazione
progressiva.
Più
precisamente, l'acceleratore andrà parzializzato nella seguente
maniera:
- gas 0% fino al punto di corda della prima curva;
- gas fino al 40% in uscita dalla prima curva;
- gas fino al 20% in inserimento del punto di corda della
seconda curva;
- gas fino al 40% in uscita dalla seconda curva;
- gas in progressione seguendo il riallineamento del volante.
08.
tecnica di impostazione di una curva doppia ad S |
8/A
- Traiettoria geometrica e traiettoria sicura
Vale quanto detto per le curve a 90° e a 180°. La corretta
traiettoria richiede un ingresso in curva ritardato.
Per
affrontare correttamente una curva doppia ad S, conviene sacrificare
tutta la prima curva, per poi percorrere al meglio la seconda.
La prima curva va quindi affrontata con una traiettoria sicura, dal
raggio ridotto rispetto alla traiettoria geometrica, guadagnando
margine per percorrere la seconda in modo più rettilineo e quindi
più sicuro.
8/B - Impostazione della curva
Le fasi (molto delicate) dell'impostazione di una curva doppia ad S
sono le seguenti:
a) fine frenata nel tratto rettilineo;
b) sterzata in rilascio, mantenendo la traiettoria in uscita dalla
prima curva molto vicina al margine interno;
c) parzializzazione dell'accelerazione nella fase di collegamento
delle due curve;
d) cambio di direzione;
e) riallineamento del volante ed accelerazione in progressione;
f) controllo e accelerazione.
Durante i cambi di direzione, accelerando o frenando, è necessario
non provocare trasferimenti longitudinali di carico, per non causare
reazioni brusche della vettura, già impegnata nella fase di
trasferimento trasversale dei carichi. Un'azione brusca sui comandi
della vettura potrebbe comportare l'effetto pendolo (nelle fasi
b-c-d) con la conseguente perdita di controllo del veicolo.
09. volante e angolo di
sterzata
|
Quanto
occorre ruotare il volante per ottenere un angolo di sterzata ruote
pari a 10° ? Risposta: indicativamente 180°, cioè mezzo giro di
volante.
Conclusioni: constatando che con 180° di rotazione del volante si
percorre un tornante, si conclude che il rapporto volante/effetto
direzionale sulla vettura è di estrema sensibilità; perciò
occorre essere precisi nel movimento dello sterzo per impostare
correttamente le traiettorie di curva e nel contempo rendersi conto
che non serve girare troppo il volante per effettuare curve anche di
raggio ridotto: bastano piccoli movimenti del volante per ottenere
grandi reazioni.
10. deriva
dell'avantreno e direzionalità
|
10/A
- Su fondi stradali a buona tenuta
Poniamoci alcune semplici domande.
In che direzione va una vettura spinta a ruote dritte? Diritta.
In che direzione va una vettura spinta a ruote sterzate a destra a
45°? A destra.
In che direzione va una vettura spinta a ruote sterzate a destra a
90°? Diritta!
Cosa ne possiamo desumere? Che una sterzata eccessiva in rapporto al
raggio di curva ed alla velocità di percorrenza della stessa
diminuisce la direzionalità della vettura.
Immaginiamo a questo punto una vettura che marci a velocità
costante su fondo stradale a buona tenuta. La sterzata determina una
spinta laterale associabile alla direzionalità del veicolo:
- spinta laterale crescente nel caso di una sterzata fino a
circa 10°, sterzata che garantisce la massima direzionalità;
- spinta laterale decrescente nel caso di una sterzata
(teorica) da circa 10° fino a circa 60°, sterzata che genera
sottosterzo;
- spinta laterale nulla nel caso di una sterzata (teorica) da
circa 60° fino a 90°, sterzata che determina la totale mancanza di
direzionalità.
10/B - Su fondi stradali a scarsa tenuta
Una data curva richiede sempre lo stesso angolo di sterzata,
a prescindere dalle condizioni del fondo stradale: asciutto,
bagnato, innevato, ghiacciato, ecc.
Ipotizziamo che su un fondo asciutto la velocità di percorrenza
della curva sia pari a 70 Km/h, con la massima spinta laterale a 10°
di sterzata. E' stato calcolato che su fondo bagnato la massima
direzionalità si ottiene invece a circa 7° di sterzata e su fondo
innevato a circa 3°.
Come si affronta, quindi, una curva che richiede 10° di sterzata
con fondo bagnato/innevato? E' necessario diminuire la velocità di
percorrenza della curva a valori tali che l'aderenza della vettura
permetta di affrontare una sterzata di 10° anche su fondi a bassa
aderenza.
11. sottosterzo e
sovrasterzo
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11/A
- Sottosterzo
Il
sottosterzo si verifica quando, in seguito ad un eccesso di velocità
d'ingresso o comunque ad un fenomeno di scarsa aderenza, la vettura
in curva tende a percorrere col muso una traiettoria più larga di
quella impostata dal guidatore. In pratica, accade che, affrontando
una curva, la parte anteriore della vettura tende ad andare diritto.
Si dice che un'automobile
è tendenzialmente sottosterzante in curva quando, una volta
raggiunto il limite di tenuta di strada, sono le ruote anteriori a
perdere aderenza per prime. Questo porta a una maggiore difficoltà
nel mantenere la traiettoria voluta, con l'avantreno che tende ad
andare diritto verso l'esterno della curva.
Sono in particolare le trazioni anteriori a manifestare una decisa
propensione al sottosterzo.
Controllare il sottosterzo è abbastanza semplice ed istintivo,
naturalmente entro certi limiti. L'importante è non farsi prendere
dal panico ed evitare, per esempio, di insistere nella sterzata o
frenare eccessivamente, magari sino ad arrivare al bloccaggio delle
ruote.
La tecnica corretta è la seguente:
- alleggerire la pressione sul pedale dell'acceleratore sino a
eventualmente sollevare completamente il piede; a limite, si può
anche frenare leggermente, dosando però bene l'azione perché
frenate eccessive aumentano il sottosterzo;
- aumentare l'angolo di sterzata, ma (attenzione!) è
importante non farlo all'inizio della decelerazione, perché più le
ruote sono sterzate più perdono il potere direzionale; addirittura,
se si ha il sangue freddo necessario e l'esperienza adatta, nella
fase iniziale bisognerebbe raddrizzare leggermente il volante: in
questo modo si faciliterebbe il raggiungimento del limite di
aderenza ed una volta che il potere direzionale è stato ripreso si
può sterzare nella direzione voluta.
11/B - Sovrasterzo
Il sovrasterzo si verifica quando, per eccesso di potenza sulle
ruote posteriori (sovrasterzo di potenza) o per la perdita di
aderenza del retrotreno a causa di fondo scivoloso, la vettura in
curva tende a percorrere una traiettoria più stretta di quella
desiderata dal guidatore e, col retrotreno, tende ad allargare la
traiettoria. In pratica,
accade che, affrontando una curva, la parte posteriore della vettura
tende ad uscire o "derapare" verso l'esterno.
Si dice che un'automobile e tendenzialmente sovrasterzante quando,
una volta raggiunto il limite di tenuta di strada in curva, sono le
ruote posteriori a perdere aderenza per prime. Questo comportamento
porta a uno squilibrio dell'auto, con il retrotreno che si sposta
verso l'esterno della curva. In caso di sovrasterzo, l'azione delle
ruote posteriori ha influenza anche su quelle anteriori, che tendono
conseguentemente a chiudere il raggio della curva. Si tratta di un
comportamento esattamente opposto a quello sottosterzante.
Un leggero sovrasterzo è, come possiamo ben comprendere, utile
nelle curve lente, ma decisamente insidioso nelle curve veloci.
Controllare il sovrasterzo non è né facile, né istintivo, e un
conto è la teoria e un altro la pratica. Le prime volte, quando si
ha a che fare con reazioni dell'auto di questo genere, ci si lascia
prendere facilmente dal panico.
Per controllare il sovrasterzo, quando le ruote posteriori stanno
perdendo aderenza (sperando che si abbia la sensibilità necessaria
per capirlo) dobbiamo rilasciare leggermente la pressione sul pedale
dell'acceleratore. Rilasciare leggermente, non togliere
completamente il piede: in questo caso trasferiremmo, come sappiamo,
il peso sull'asse anteriore, alleggerendo il retrotreno che
perderebbe così ulteriore aderenza. Nello stesso tempo, per
contrastare la sbandata del posteriore, dobbiamo girare lo sterzo
verso l'esterno della curva, ma solo per l'ampiezza e il tempo
necessari alla correzione. Questa manovra è da sempre definita
controsterzo e la possiamo agevolmente osservare seguendo un rally.
La grande difficoltà sta proprio nel dosare la pressione sul pedale
dell'acceleratore e nell'eseguire le appropriate correzioni col
volante.
Tra l'aver compreso la teoria ed essere in grado di metterla in
pratica c'è però una bella differenza. I più grandi campioni,
padroni delle sbandate controllate e della tecnica del controsterzo,
hanno sempre ammesso che ci sono riusciti dopo innumerevoli
tentativi ed allenamenti. Non essendo manovre naturali né
istintive, bisogna provare, provare, provare: solo in questa maniera
ci si può trarre d'impaccio, o addirittura provocare il sovrasterzo
per particolari tipi di guida sportiva.
12. pneumatici:
aderenza e prestazioni
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12/A
- Buona aderenza del pneumatico
Il rapporto pneumatico/asfalto è fondamentale per la corretta
aderenza e quindi il buon comportamento della vettura. Infatti
l'effetto "ingranaggio" che si determina tra un pneumatico
in buone condizioni e un asfalto rugoso, caratterizzato da
micro-asperità, garantisce una buona tenuta sia longitudinale che
trasversale: il battistrada, con mescola morbida non ancora indurita
dal tempo e dall'usura, aderisce adeguatamente alla rugosità
dell'asfalto, garantendo un'ottima aderenza.
12/B - Scarsa aderenza del pneumatico
L'effetto ingranaggio tra pneumatico ed asfalto non si verifica
quando:
- il pneumatico è usurato e liscio o caratterizzato da
mescola invecchiata ed indurita;
- l'asfalto è molto liscio: le micro-asperità possono
essersi uniformate per normale usura del manto o anche per effetto
di riporto di materiale, soprattutto in caso di strade vecchie
(salsedine dal mare, residui di pneumatico su strade ad elevata
percorrenza, ecc.)
- l'asfalto è reso scivoloso da: ghiaccio, neve, pioggia o
altri materiali (olio, nafta, ghiaia, ecc.).
In tutti questi casi, la tenuta della vettura è molto ridotta: il
guidatore può intervenire per ripristinare il buon rapporto
pneumatico/asfalto:
- sostituendo il pneumatico usurato o indurito;
- adeguando la velocità alle condizioni del fondo stradale.
12/C - Prestazioni del pneumatico
Le caratteristiche costruttive degli pneumatici (dimensioni, disegno
battistrada, struttura, mescola) ne determinano il comportamento su
strada. Il pneumatico stradale deve essere il miglior compromesso
per affrontare le situazioni differenziate che si possono
riscontrare nella guida quotidiana: asciutto, bagnato,
neve-ghiaccio, ecc.
Privilegiare una caratteristica costruttiva del pneumatico determina
un miglioramento di efficienza/efficacia in determinate situazioni,
a fronte di possibili peggioramenti in condizioni differenti; il
guidatore che desidera sostituire i pneumatici della propria
vettura, incrementandone alcune prestazioni, deve tenere conto delle
considerazioni espresse e valutare le prestazioni dei singoli
modelli di pneumatico nelle varie situazioni.
Vedi
anche l'articolo dedicato a questo stesso argomento nella sezione TECNICA
del sito.
13/A
- Cos'è l'aquaplaning?
L'aquaplaning
è la pericolosa perdita di aderenza che si verifica quando il
pneumatico non è più in grado di drenare l'acqua che incontra
sulla propria traiettoria attraverso gli intagli del battistrada: in
tale situazione, si crea fra
asfalto e pneumatico un cuscinetto d'acqua che solleva la ruota dal
terreno provocando la perdita totale di aderenza e la conseguente
impossibilità di controllare la vettura.
13/B
- Cause dell'aquaplaning
Le
cause che provocano l'aquaplaning possono essere le seguenti:
- eccessiva quantità di acqua presente sulla strada, per
effetto di pozzanghere, guadi, ecc.;
- eccessiva velocità del veicolo in rapporto alla pioggia che
si scarica sull'asfalto: aumentando la velocità, cresce il
quantitativo di acqua che il pneumatico incontra e che deve
eliminare;
- pneumatico eccessivamente usurato, con intagli del
battistrada non sufficienti a drenare l'acqua che si incontra sulla
strada.
Abitualmente l'effetto aquaplaning è provocato dal concorso dei tre
fattori descritti.
Descrizione
sintetica delle
tipologie di situazioni stradali che possono provocare aquaplaning:
a) guado che attraversa l'intera sede stradale;
b) pozzanghera sulla parte destra della corsia: tipico fenomeno
riscontrabile sulle strade extra-urbane, costruite a schiena
d'asino, con l'acqua piovana che defluisce a margine della
carreggiata;
c) pozzanghera sulla parte sinistra della corsia: tipico fenomeno
riscontrabile sulle autostrade/strade a scorrimento veloce, dove
l'acqua piovana confluisce anche nei canali di scolo al centro della
carreggiata, nel punto di divisione delle inverse corsie di marcia;
situazione particolarmente pericolosa, in funzione della velocità
di percorrenza di queste strade.
13/C
- Consigli
Comportamento
di guida in caso di aquaplaning:
- non eseguire alcuna manovra brusca sui comandi della
vettura;
- mantenere lo sterzo dritto, con il volante bene impugnato in
posizione base, per controllare meglio la tendenza della vettura a
cambiare direzione, soprattutto in caso di aquaplaning su un solo
lato del veicolo (destro o sinistro);
- rilasciare l'acceleratore per diminuire la velocità di
percorrenza della pozzanghera, mantenendo (in caso di trazione
anteriore) un minimo di trazione che garantisca un effetto
direzionale della vettura;
- non toccare assolutamente il pedale del freno;
- mantenere lo sterzo dritto: alla fine del fenomeno di
aquaplaning, le ruote riprendono istantaneamente tutta la propria
aderenza, per cui, se girate, farebbero cambiare subito direzione al
veicolo prendendo in contropiede il conducente.
Infine, ricordiamoci sempre che l'aquaplaning si presenta
normalmente a velocità superiori ai 100 km/h, per cui, in caso di
rischio aquaplaning, l'unico metodo per non incorrere in questo
subdolo inconveniente è quello di ridurre subito la velocità sotto
questo limite e non superarlo.
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