La storia dell'Alfa Romeo è una
storia spesso fatta di capovolgimenti di fronte repentini quanto
determinanti, inversioni di rotta molte volte durate anche decenni.
Il Biscione, nel corso della sua secolare esistenza, ha cambiato più
volte pelle, restando però sempre fedele al suo animo e al suo
temperamento. Fattori tecnici e sociali, economici e politici, hanno
di volta in volta contribuito a compiere scelte più o meno
fortunate, ma comunque sempre coraggiose. La 164 è il modello che
più di ogni altro incarna uno dei tanti mutamenti che l'Alfa ha
dovuto affrontare nella sua storia recente, un mutamento "gattopardiano":
era diventato necessario che tutto cambiasse affinché tutto potesse
restare uguale a sé stesso. All'alba degli anni Ottanta,
l'Alfa Romeo S.p.A. era ormai diventata una società capogruppo che
esercitava funzioni di controllo e pianificazione strategica in
quattro diversi settori. Il primo settore (quello dell'attività
automobilistica) comprendeva gli stabilimenti di Arese, del Portello
e dell'Alfasud, l'Autodelta, la consociata sudafricana Bei e l'A.R.N.A
(Alfa Romeo Nissan Automobili). Al secondo settore (quello
denominato "Produzioni Diversificate") facevano capo
l'Alfa Romeo Avio, l'Alfa Romeo Veicoli Commerciali, l'Arveco
(sospensioni, veicoli speciali e motori per Renault), oltre che
aziende di componentistica come la Spica. Il terzo e il quarto
settore si occupavano, rispettivamente, delle attività commerciali
e di quelle finanziarie. Il tutto, sempre all'interno della galassia
Iri-Finmeccanica. Erano quelli
anni difficili, caratterizzati da una crisi finanziaria dell'Azienda
sempre più lacerante, da vero e proprio fallimento:
ciò a causa non di uno scarso successo dei modelli Alfa Romeo (i
quali continuavano invece a incontrare il favore del pubblico) e di
una flessione delle vendite, ma principalmente a causa di una scarsa
razionalizzazione (e, quindi, degli eccessivi costi) dei fattori
produttivi: all'inizio degli anni Ottanta, infatti, produrre
un'Alfetta costava alla Casa tre volte quello che poi sarebbe stato
il suo prezzo di listino. In questo contesto
maturò (nel 1986) la decisione dell' Iri di cedere l'attività
automobilistica alla Fiat. Ma ancor prima che questa determinazione
venisse assunta, già in Alfa Romeo ci si era convinti della
assoluta necessità di abbandonare l'impiego massiccio della
trazione posteriore in favore della trazione anteriore, fino a quel
momento utilizzata sulle sole Alfasud: già nel 1983 erano iniziati
i collaudi su strada (in Italia e in Lapponia) e su pista (a
Balocco) di una grossa berlina (numero di progetto: 164) a trazione
anteriore destinata a raccogliere qualche anno più tardi l'eredità
dell'Alfa 6. E' così che, nel 1987,
debuttò sul mercato la 164, la prima grande berlina a trazione
anteriore dell'Alfa Romeo. Questa nuova e fortunata Alfa (disegnata
da Pininfarina) nasce - per quanto riguarda il pianale - da una
piattaforma comune con Fiat Croma, Lancia Thema e Saab 9000. Sin
da subito viene preannunciata dalla Casa quella che sarà poi la
propria filosofia costruttiva per il futuro, una filosofia dominata
non più dalla trazione posteriore, ma dall'impiego della trazione
anteriore e (nel caso di versioni ad alta potenza) della trazione
integrale. Nonostante questa dichiarazione di
intenti, bisognerà aspettare ancora qualche anno per vedere
installate su modelli Alfa Romeo trazioni integrali di tipo
sportivo, trazioni che rappresenteranno poi il vertice della gamma
di ogni modello (33 Permanent4, 155 Q4, 164 Q4). La trazione
integrale debutterà sulla 164 solo nel dicembre 1993. Sino ad
allora, il ruolo di massima ambasciatrice del cuore sportivo alfista
sarà affidato alla "164 Quadrifoglio". La
164 3.0i V6 cat Quadrifoglio Europa (questa era la complessa
denominazione commerciale ufficiale adottata nei listini) venne
commercializzata nel novembre 1990 al prezzo di lire 65.619.000.

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Esteticamente,
questa prima "164 Quadrifoglio" non rischiava certo di
essere confusa con le versioni "meno nobili" di 164,
soprattutto a causa della forte caratterizzazione sportiva che
emanava dalle vistose appendici aerodinamiche. Nell'abitacolo, erano
state introdotte numerose piccole modifiche volte a migliorare la
funzionalità di alcuni comandi secondari, ad evitare gli
scricchiolii della plancia e ad incrementare l'affidabilità delle
parti elettriche ed elettroniche. Fra i molti
accessori di serie, vi erano l'ABS, il climatizzatore automatico, i
quattro alzacristalli elettrici, i cerchi in lega, il servosterzo,
gli specchietti retrovisori esterni elettrici termici, gli interni
in pelle (anche il cruscotto era rivestito in pelle), i sedili
anteriori regolabili elettricamente. A richiesta erano disponibili,
fra gli altri, l'interno Recaro (con quattro poltrone separate in
cuoio, regolabili elettricamente e con memoria) e un impianto stereo
con antenna "annegata" nel lunotto. La
"Quadrifoglio" era equipaggiata con lo storico Alfa Romeo
6 cilindri a V di 60° di 2959 cc capace di erogare, in questa
versione, una potenza massima di 197 cv a 5800 giri/min. e una
coppia massima di 265 Nm (27 Kgm) a 4400 giri/min. Alimentazione
e accensione erano a controllo integrato, con una iniezione
elettronica multipoint Bosch Motronic ML 4.1 con dispositivo
cut-off. Il V6 Alfa della
"Quadrifoglio" fu il frutto di alcuni ben mirati
interventi da parte dei tecnici: era stato innanzitutto accresciuto
il diametro dei collettori d'aspirazione (in modo da favorire il
riempimento dei cilindri e da migliorare l'erogazione della potenza
ai regimi elevati); la fasatura della distribuzione (cioè,
l'innalzamento delle valvole e gli istanti in cui avviene la loro
chiusura e apertura) era stata poi modificata utilizzando differenti
alberi a camme e anche i collettori di scarico (la cui forma era
stata ottimizzata tenendo conto della presenza del catalizzatore)
vennero ridisegnati allo scopo di offrire una minore resistenza al
passaggio dei gas. Ovviamente, il tutto fu condito dalla necessaria
modifica della mappatura della centralina Bosch Motronic ML 4.1,
all'ovvio scopo di adeguare i valori dell'anticipo accensione e
della quantità di benzina iniettata. Il cambio era a 5 rapporti.
Come già accennato, poi, questa 164 era dotata di
catalizzatore a tre vie. Per quanto riguarda
le sospensioni, lo schema fondamentale era quello delle altre 164.
L'avantreno era a ruote indipendenti, con braccio trasversale e
montante telescopico (schema MacPherson) e con molla elicoidale.

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Anche il retrotreno
seguiva uno schema a ruote indipendenti, con bracci trasversali e
biella longitudinale e con molla elicoidale. Il tutto era completato
da barre stabilizzatrici sia all'avantreno che al retrotreno e da
ammortizzatori idraulici. Tuttavia, la necessità di scaricare a
terra quasi 200 cv spinse i tecnici Alfa ad apportare alcune
modifiche di rilievo. Per migliorare la guidabilità e incrementare
la capacità di scaricare a terra la potenza durante le
accelerazioni, si decise innanzitutto di abbassare di 30 mm il
telaietto anteriore che sorreggeva il gruppo motore-cambio; anche la
scatola guida venne modificata, con l'adozione di molle di richiamo
che resero lo sterzo più adatto alle accresciute prestazioni del
motore; furono poi adottate nuove molle dalla taratura più rigida,
con l'effetto di abbassare di 20 mm il corpo vettura. Ma la modifica
più rilevante consistette nell'adozione di nuovi ammortizzatori
Boge con controllo elettronico dello smorzamento: al guidatore era
lasciata la scelta di selezionare (tramite un pulsante sul
cruscotto) la regolazione desiderata, "auto" o
"sport"; nel primo caso l'elettronica provvedeva a
commutare automaticamente la regolazione da normale a rigida, mentre
nel secondo caso gli ammortizzatori restavano tarati sempre in
modalità rigida. L'impianto frenante era costituito da due dischi
anteriori autoventilati e da due dischi posteriori con pinze
flottanti, il tutto sempre affiancato dal dispositivo antibloccaggio
ABS. Sui cerchi in lega leggera da 15" (con canale da 6) erano
poi alloggiati pneumatici 195/65. La massa della "164
Quadrifoglio" in ordine di marcia era pari a 1430 kg.
Ma vediamo adesso come questa 164 si comportava. Nelle
prove su strada dell'epoca, il V6 Alfa ben figurò in termini di
prontezza ed elasticità, sfoggiando un comportamento vivacissimo ai
regimi più elevati. La velocità di punta
rilevata dal mensile QUATTRORUOTE fu di 235,650 km/h (ovviamente, in
quinta marcia), con uno scatto da 0 a 100 km/h in 7.4 secondi.
Il comportamento dinamico traeva vantaggio dalla
modifiche apportate all'avantreno, ma qualche perplessità venne
espressa sulle caratteristiche dello sterzo, giudicato non molto
pronto e progressivo. Il volante apparve comunque notevolmente
migliorato rispetto a quello delle altre 164 (caratterizzate da un
certa sensibilità del comando alle variazioni di coppia motrice):
anche sotto forte accelerata (e in caso di perdita di aderenza) lo
sterzo non era più afflitto da quelle fastidiose vibrazioni tipiche
delle altre versioni. La tenuta di strada venne giudicata di buon
livello anche se, data la potenza disponibile e la caratterizzazione
sportiva, un assetto più "piatto" e una gommatura più
ribassata avrebbero sicuramente fatto scontare risultati migliori.
Infatti, il rollio era abbastanza accentuato e il sottosterzo si
avvertiva non poco; soprattutto sul bagnato era necessario ben
parzializzare l'acceleratore per evitare frequenti pattinamenti
delle ruote motrici. La situazione risultò, comunque, migliore con
l'assetto regolato in posizione "sport": la
"Quadrifoglio" si irrigidiva notevolmente, garantendo così
una maggiore prontezza di risposta ai comandi del pilota. In
condizioni limite, il rilascio dell'acceleratore in curva provocava
(in tempi comunque sufficientemente lunghi) un passaggio dal
sottosterzo al sovrasterzo piuttosto evidente, ma comunque sempre
facilmente controllabile. Anche la successiva fase di riallineamento
ad alta velocità, d'altra parte, non era immediata e il recupero
dell'assetto originario avveniva sempre con un attimo di
indecisione. In definitiva, questa "164 Quadrifoglio"
da 197 cv avrebbe meritato un assetto più "estremo", sia
in termini di rigidezza che in termini di dimensionamento della
gommatura. E ciò appare ancora più vero se si tiene conto del
fatto che questa trazione anteriore non poteva all'epoca fare
affidamento su un avantreno dalla struttura particolarmente
sofisticata: uno schema a quadrilateri alti (quello poi adottato
dalle successive 147, 156 e 166) sarebbe stato chiaramente più
indicato a scaricare al suolo la non indifferente potenza messa a
disposizione dal propulsore. Nell'ottobre
1992, la 164 fu oggetto di una moderata ristilizzazione che interessò
tutta la gamma ma non la versione "Quadrifoglio" che,
dunque, rimase esteticamente quasi immutata (con l'unica eccezione
dell'adozione di fari anteriori poliellisoidali). La
grande novità consistette però nel debutto di una importante
evoluzione del motore V6 2959 cc che, grazie all'adozione delle 4
valvole per cilindro, vide salire la propria potenza massima da 197
a 228 cv. Nell'ottobre 1992, dunque, entrò
in listino la 164 3.0i V6 24V Quadrifoglio, destinata a
sostituire la precedente versione di "164 Quadrifoglio".

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Al
momento del lancio, questa nuova generazione di "164
Quadrifoglio" costava 74.072.000 lire, ponendosi così un
gradino più in alto rispetto alla "164 3.0i V6 24V Super"
che disponeva di 211 cv. Tra l'altro, la
cavalleria di questa seconda generazione di "164
Quadrifoglio" sarà qualche mese dopo (marzo 1993) portata a
232 cv. Sul piano tecnico, comunque, ad
eccezione del propulsore, tutto rimaneva sostanzialmente invariato
rispetto alla "Quadrifoglio" da 197 cv.
La
"164 Quadrifoglio" da 232 cv resterà in listino sino al
gennaio 1994, lasciando idealmente il testimone ad un'altra 164,
dotata questa volta di trazione integrale. La
164 3.0i V6 24V Quadrifoglio 4 entrò infatti in listino nel
dicembre 1993, al prezzo di 88.037.000 lire.
Esteticamente,
questa versione era fortemente caratterizzata dall'adozione di
minigonne laterali e spoiler che, seppure di generose dimensioni,
non appesantivano la bella linea della berlina disegnata da
Pininfarina. L'abitacolo era da vera
ammiraglia, con la selleria rivestita di morbida pelle (come anche
il volante) e, come già sulle precedenti "164
Quadrifoglio", con il divanetto posteriore sostituito da due
poltroncine quasi indipendenti.

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La
"Q4" (dotata di due catalizzatori a 3 vie) montava lo
stesso motore V6 24 valvole di 2959 cc dell'ultima
"Quadrifoglio" a trazione anteriore, con l'adozione di
alcune piccole modifiche volte ad adattare meglio la curva di
potenza alle particolari esigenze della trazione integrale:
la potenza massima erogata era pari a 231 cv (scesi a 228 a partire
dal gennaio 1996) a 6300 giri/min.; la coppia massima era di 280 Nm
(28,5 kgm) a 5000 giri/min. L'alimentazione
(con accensione elettronica integrata) era ad iniezione elettronica
multipoint Bosch Motronic M3.7. Nulla di
nuovo neanche nello schema delle sospensioni: avantreno a ruote
indipendenti, braccio trasversale con montante telescopico (schema
MacPherson), molla elicoidale; retrotreno a ruote indipendenti,
bracci trasversali e biella longitudinale, molla elicoidale; barre
stabilizzatrici anteriore e posteriore, ammortizzatori idraulici a
taratura programmabile (con lo stesso sistema impiegato sulla
precedente "Quadrifoglio"). L'impianto
frenante era dotato di 4 freni a disco (anteriori autoventilati) con
ABS. La gommatura era una 205/55 ZR su cerchi in lega da 16"
con canale da 6,5. Ma la differenza fondamentale rispetto alle
precedenti "Quadrifoglio" (e a tutte le altre 164)
risiedeva ovviamente nello schema scelto per la trasmissione:
l'adozione di un nuovo cambio di derivazione sportiva a 6 rapporti
Getrag con sesta marcia di potenza venne infatti affiancata
dall'impiego di uno schema di trazione integrale permanente
particolarmente raffinato.

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Cuore
del sistema era il giunto viscoso centrale "Viscomatic",
sviluppato in esclusiva dall'Alfa Romeo in collaborazione con la
Steyr-Puch.

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Il
Viscomatic era gestito da una centralina elettronica che colloquiava
in tempo reale con la centralina Motronic di gestione integrata del
propulsore e con la centralina dell'ABS 2 Bosch. La centralina
rilevava ed elaborava istante per istante le informazioni relative a
quattro differenti parametri: coppia motrice totale richiesta,
velocità, angolo di sterzo e differenza di scorrimento fra assale
anteriore e assale posteriore. Ed istante per istante (200
millisecondi) procedeva ad adeguare la ripartizione della motricità
fra gli assali, in funzione delle condizioni in cui si trovava la
vettura in ciascun momento per velocità, raggio della curva, regime
di rotazione del motore, apertura e chiusura della farfalla e
dell'ABS. Con la conseguente garanzia della migliore ed ottimale
distribuzione della trazione per ciascun istante e per ciascuna
situazione. Inoltre, per modulare l'azione del giunto, veniva
poi impiegato un piccolo pistoncino in grado, col suo movimento, di
variare la distanza tra le lamelle, aumentando o riducendo l'attrito
interno: ad ogni singola posizione assunta dal pistoncino tra inizio
e fine corsa corrispondeva un diverso comportamento del giunto. Tra
l'altro, il sistema di trazione della "Q4" si basava,
oltre che sul giunto centrale Viscomatic, anche su un differenziale
anteriore di tipo tradizionale (libero) e su un differenziale
posteriore autobloccante di tipo Torsen. E proprio a questo
differenziale posteriore era affidata l'importante funzione di
ripartire ulteriormente (e sempre in tempo reale) tra le due ruote
dell'assale posteriore la coppia "assegnata" al retrotreno:
ciò a tutto vantaggio della motricità e della maneggevolezza della
vettura sui percorsi misti. Infine, tra giunto e differenziale
posteriore era stato inserito il gruppo epicicloidale avente la
funzione di amplificare la differenza di velocità tra ingresso e
uscita del giunto, sia al fine di rendere più rapido e sensibile il
suo intervento sia al fine di ridurre la coppia gestita dal giunto
stesso. La funzionalità e l'affidabilità
dell'elettronica erano garantite da un sistema di autodiagnosi
esercitata in modo permanente da sensori dedicati. In caso di
anomalia, segnalata da apposita spia, il Viscomatic adottava una
configurazione intermedia che consentiva comunque il proseguimento
della marcia, mentre la disfunzione veniva memorizzata per
l'assistenza. Su strada, ad entusiasmare fu innanzitutto
l'esuberante prontezza del propulsore nel prendere i giri, prontezza
accompagnata da un "suono" inconfondibile capace di far
felice anche l'alfista più esigente.

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Certo, la
presenza della trazione integrale si pagava un po' in ripresa e,
infatti, la "Q4" regalava qualcosa alla "164 3.0 V6
24V Super" a trazione anteriore, la quale era sì meno potente
(disponeva infatti di 211 cv), ma era anche più leggera (pesava
1530 kg, contro i ben 1680 kg della "Q4"). Il cambio
appariva abbastanza preciso con innesti "secchi", ma
soffriva di una scarsa rapidità (nonostante una corsa contenuta
della leva): soprattutto in scalata, la leva andava un po' aiutata
nella ricerca delle marce. In compenso, nulla da eccepire quanto
alla scalatura dei rapporti: i primi tre erano piuttosto ravvicinati
per sfruttare la migliore aderenza nello spunto, con l'aderenza
garantita dalla trazione integrale che riduceva notevolmente il
pattinamento. Un punto relativamente debole, invece, risultò essere
lo sterzo che avrebbe necessitato di una maggiore precisione e di
una risposta più progressiva. Tra l'altro, il volante appariva
molto sensibile alle sconnessioni dell'asfalto e spesso (su fondi
non sufficientemente omogenei) occorreva correggere prontamente la
traiettoria per recuperare la linea ideale. Sotto questo aspetto,
l'inconveniente era molto più accentuato rispetto alle altre 164,
anche a seguito dell'adozione di una gommatura più generosa, la
quale, però, se da un lato faticava di più nel seguire il profilo
della strada quando l'asfalto era irregolare, dall'altro garantiva
sia un maggiore appoggio in curva sia un maggiore attrito in
frenata. Le prestazioni complessive dell'impianto frenante, infatti,
lasciavano certamente soddisfatti, anche se un pedale maggiormente
modulabile non avrebbe stonato. Sappiamo tutti benissimo che da
un'Alfa da 230 cv non ci si può aspettare di viaggiare su un
cuscino d'aria morbido e confortevole, per cui sarà semplicemente
ovvio "rimproverare" a questa 164 un non perfetto
assorbimento delle asperità dell'asfalto. Il "problema"
si accentuava quando le sospensioni a smorzamento controllato
venivano tarate in modalità "Sport". Tuttavia, sull'altro
piatto della bilancia vi era un migliore comportamento dinamico
dell'auto, capace di impostare e seguire con maggiore fedeltà le
traiettorie anche a velocità elevate (nonostante le già citate
caratteristiche dello sterzo).

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Nelle prove su
strada dell'epoca, però, non soddisfece a pieno la stabilità della
vettura, già abbastanza critica sulle altre versioni di 164.
Infatti, la "Q4" risultò particolarmente sensibile ai
bruschi trasferimenti di carico. Questa notevole vivacità nei
cambiamenti d'assetto consentiva ai guidatori più smaliziati di
sfruttare il rilascio per accelerare la velocità di inserimento in
curva e, con le opportune precauzioni e con una buona dose di
esperienza, la guida poteva assumere in questi casi una connotazione
tutta corsaiola, dando luogo a tante soddisfazioni soprattutto sui
percorsi misti più impegnativi. Il rischio, però, consisteva nel
fatto che il conducente, rassicurato dalla tenuta di strada davvero
notevole, poteva anche arrivare a sottovalutare la velocità in
curva, venendosi quindi a trovare in difficoltà nell'ipotesi in cui
(per esempio) si fosse trovato d'avanti all'improvviso un ostacolo
da scartare. Chiudiamo con i rilevamenti strumentali delle
prestazioni. Per la "164 Q4", il mensile QUATTRORUOTE
rilevò i 240,459 km/h di velocità di punta e un'accelerazione da 0
a 100 km/h in 7,7 secondi; il mensile AUTO registrò una velocità
massima di 237,650 km/h e uno 0-100 km/h in 6,9 secondi.

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Per concludere,
una curiosità. Il prezzo di questa bella Alfa fu parecchio
"ballerino" nel corso del tempo, variando di parecchi
milioni nell'arco anche di pochissimi mesi: al momento del lancio
(dicembre 1993), la "Q4" costava 88.037.000 lire, ma arrivò
a costare anche 76.700.000 lire nel febbraio 1995 per poi tornare ad
attestarsi poco sopra gli 80 milioni nella parte finale della sua
vita commerciale. Quando, nell'ottobre 1998, la "164 Q4"
(come, del resto, anche tutte le altre versioni di 164) cessò di
essere commercializzata, il suo prezzo era di 81.650.000 lire.
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