Considerazioni generali.
Volendo
iniziare un percorso attraverso il mondo dell’elaborazione di
un’auto, non si può non iniziare proprio da qui, l’aspirazione,
il comparto in cui sotto molti aspetti, tutto ha inizio. E
in effetti la sostituzione degli elementi filtranti dell’aria è
di solito uno dei primi passi che si percorrono quando si decide di
intervenire non più solo sull’estetica della vettura, ma anche su
ciò che si nasconde sotto il cofano. Cercheremo quindi di dare
qualche semplice risposta ai dubbi che di solito animano chi
vorrebbe apportare questa modifica che, molto spesso, viene
affiancata dagli altri due tipici interventi di “soft tuning”:
la riprogrammazione della centralina elettronica e l’adozione di
scarichi sportivi.
Filtri aria sportivi: materiali e manutenzione.
I
filtri aria originali sono realizzati, nella quasi totalità dei
casi, da elementi in carta non rigenerabili: tali filtri, una volta
ostruiti, devono essere necessariamente sostituiti. E’ proprio in
sostituzione di questi filtri in carta (di forma rettangolare o, più
raramente, di forma circolare o cilindrica) che si può decidere di
optare per dei filtri aria sportivi. Ne
esistono di diversi tipi. Per
quanto riguarda il materiale impiegato nella loro realizzazione, la
maggior parte di quelli in commercio sono filtri aria in cotone,
costituiti appunto da una base di cotone leggermente imbevuta
d’olio e trattenuta da fitte reti metalliche: ad un buon potere
filtrante, questi filtri associano un calo di pressione più ridotto
rispetto al tradizionale elemento in carta e, conseguentemente,
permettono al propulsore di beneficiare di una maggiore portata
d’aria (con ovvi vantaggi in termini di resa complessiva). Questi
filtri aria sono rigenerabili, ma affinché le loro caratteristiche
di funzionamento restino inalterate per molto tempo è necessario
eseguire un’attenta manutenzione periodica. Stabilire gli
intervalli di percorrenza con i quali effettuare la pulizia del
filtro aria sportivo non è cosa possibile a priori, in quanto essi
possono variare in base ai tipi di percorso che si affrontano con
l’auto e in base al posizionamento del filtro all’interno del
vano motore: è logico che un filtro posizionato nella parte bassa
del vano motore di un’auto che percorre molti chilometri su strade
polverose necessiterà di operazioni di pulitura più frequenti
rispetto ad un’auto con filtro aria ben riparato e che viaggia per
la maggior parte delle volte in autostrada. In linea di massima,
sarebbe comunque opportuno verificare visivamente le condizioni del
filtro ogni 2.000 chilometri per poi procedere alla sua pulizia ogni
5.000 – 10.000 chilometri. Il
kit di pulizia, fornito dallo stesso costruttore del filtro, è
generalmente composto da un detergente e da un olio specifico. Dopo
aver asportato (delicatamente) con un pennello il grosso delle
impurità, il filtro andrà cosparso col detergente che bisognerà
lasciare agire per circa 10-20 minuti. Dopodiché bisognerà
sciacquare abbondantemente con acqua non calda e a bassa pressione
il filtro stesso che, una volta rimosse tutte le impurità
accumulate, dovrà essere lasciato asciugare all’aria aperta. Per
favorire l’asciugatura non dovranno essere utilizzati getti
d’aria compressa o fonti di calore, in quanto il filtro potrebbe
danneggiarsi irreparabilmente. Una
volta perfettamente asciugato, il cotone dovrà essere imbevuto con
l’olio contenuto nel kit di pulizia per recuperare completamente
il potere filtrante: la quantità ottimale di olio si ottiene
effettuando con il dosatore due passaggi d’olio per ogni riga del
filtro, solo su un lato di esso. In molti kit, l’olio è contenuto
in una bomboletta spray: fondamentale è non inzuppare il cotone con
una quantità eccessiva d’olio, per i motivi che vedremo più
avanti. Una volta ultimata
anche questa operazione, il filtro potrà essere rimontato nel vano
motore. Merita di essere sottolineato il fatto che l'applicazione
dell'olio sulla superficie del filtro dopo il suo lavaggio e la sua
asciugatura non è cosa secondaria: a differenza di quanto avviene
nel caso dei filtri in carta, infatti, nei filtri in cotone il
potere filtrante non risiede nel cotone stesso... Esso costituisce
solo la base che "ospita" il vero elemento filtrante, cioè
l'olio: è lui che "cattura" le particelle in sospensione
che altrimenti finirebbero per essere inevitabilmente aspirate dal
motore. Il cotone, comunque, non è l’unico materiale usato per
realizzare i filtri aria sportivi. Infatti, si possono trovare sul
mercato anche filtri in spugna, i quali, quando sono perfettamente
puliti, offrono a parità di capacità filtrante una permeabilità
anche superiore ai filtri in cotone (che però, nell’uso
prolungato, possono garantire una costanza di rendimento nettamente
superiore ai filtri in spugna). Per essere realmente efficaci, tali
filtri in spugna devono essere montati anch’essi su una rete
sottile o su una molla (quest’ultima per facilitare le operazioni
di pulizia dei filtri cilindrici), allo scopo di evitare che possano
chiudersi con la depressione generata dall’aspirazione del motore
e limitare il passaggio dell’aria.
Filtri aria sportivi: le forme e le modalità di installazione.
Oltre
che per il materiale impiegato nella loro realizzazione, i filtri
aria di tipo sportivo possono distinguersi anche per la forma e le
modalità di installazione. Da
questo punto di vista, essi possono essere di forma identica a
quella dei filtri originali, oppure essere "ad aspirazione
diretta" o ancora, infine, essere "dinamici". I
filtri di forma identica a quella dei filtri originali
possono avere una forma rettangolare (cosiddetti "filtri a
pannello") o più raramente una forma circolare o cilindrica:
essi possono essere sostituiti facilmente ai componenti di serie in
quanto hanno le stesse dimensioni e la stessa forma del filtro
originale e vanno installati all’interno dello stesso cassoncino
di aspirazione. Questi filtri garantiscono ottimi risultati in
termini di riduzione del calo di pressione (con ovvio incremento del
passaggio di aria filtrata) mantenendo un livello di rumorosità
comparabile al motore equipaggiato con il filtro di serie.
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I filtri aria "ad
aspirazione diretta" (in genere di forma conica) sono
invece quelli che, dopo aver rimosso il cassoncino d’aspirazione
originale, possono essere montati direttamente a ridosso del corpo
farfallato o del carburatore.
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Essi assicurano un incremento del
flusso d’aria superiore a quello di un filtro sportivo di forma
uguale al filtro originale, e ciò grazie soprattutto alla loro
maggiore superficie, ma devono essere collocati in un posto ben
areato all’interno del vano motore, al fine di evitare che possano
essere investiti da aria calda (meno densa e meno ricca di ossigeno,
tale da limitare il rendimento del motore). Da notare, comunque, che
è più corretto (per migliorare la risposta del motore) posizionare
il filtro ad aspirazione diretta non troppo vicino al corpo
farfallato, ma leggermente distanziato da esso, servendosi di un
tubo: ciò allo scopo di creare una sorta di colonna d’aria
stabile a monte del corpo farfallato stesso. Su questo aspetto,
comunque, avremo modo di ritornare. Questi
filtri ad aspirazione diretta, però, non sono tutti uguali: a
quelli più tradizionali (dalla tipica forma a cono) si affiancano
dei filtri più sofisticati, alcuni caratterizzati strutturalmente
da un secondo cono più piccolo, interno a quello principale (al
fine di aumentare ulteriormente la superficie di passaggio).
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Altri
sono poi dotati, al loro interno, di particolari tubazioni con
condotto Venturi (allo scopo di regolarizzare e incrementare il
flusso d’aria verso l’aspirazione). I
filtri "dinamici",
infine, sono costituiti da un elemento filtrante collocato
all’interno di una nuova scatola filtro, accuratamente esposta
(anche attraverso l'uso di tubi) al flusso d’aria che investe
frontalmente l’automobile in corsa.
Ecco, nel disegno sottostante, lo
spaccato di un filtro "dinamico".
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I
vantaggi di questa soluzione rispetto ai filtri "ad aspirazione
diretta" sono diversi: innanzitutto la possibilità di
respirare aria fresca (più densa e più ricca di ossigeno
comburente), poi la riduzione della rumorosità di aspirazione,
infine lo sfruttamento della pressione d’ingresso dell’aria
attraverso la presa dinamica (che può generare un lieve effetto di
sovralimentazione). Le
differenze tra il primo tipo di filtri (quelli di forma uguale
al filtro originale) e gli altri due tipi (quelli "ad
aspirazione diretta" e quelli "dinamici"), oltre al
fatto che i primi rispondono perfettamente alle norme del Codice
della Strada mentre gli altri non sono in alcun modo omologabili,
riguardano i valori di coppia e potenza ottenibili. Infatti, i
filtri aventi forma uguale al componente originale migliorano
soprattutto l’erogazione ai regimi intermedi, mentre i filtri
"ad aspirazione diretta" e i filtri "dinamici"
si comportano meglio ai regimi più elevati (spesso, però,
penalizzando un po’ quelli intermedi). Il motivo di ciò, oltre
che nella conformazione vera e propria dei diversi tipi di prodotto,
è da ricercarsi anche nell’accorciamento dei condotti di
aspirazione che l’adozione del filtro "diretto" o
"dinamico" comporta, fatto già di per sé in grado di
modificare l’erogazione del motore (al pari della variazione di
lunghezza delle trombette di aspirazione o dei collettori di
scarico): in tutti i casi, a maggiori allungamenti corrisponde più
coppia e a maggiori accorciamenti corrisponde più potenza (l’una
sempre un po’ a scapito dell’altra). Il
consiglio che si può dare è dunque quello di scegliere il tipo di
filtro sulla base del proprio stile di guida e sulla base di ciò
che si vuole privilegiare: chi ama spingere sempre il propulsore al
massimo dei giri farà bene a orientarsi verso un filtro "ad
aspirazione diretta" o verso un filtro "dinamico";
chi vuole invece migliorare le riprese e ama guidare in percorsi
ricchi di curve (in cui importante è uscire bene anche ai regimi
intermedi) farà bene a orientarsi verso un filtro sportivo di forma
uguale al filtro originale.
Filtri aria sportivi: incremento delle prestazioni e consumi.
Ciò
che molti spesso si domandano è quanti cavalli si riescono a
guadagnare con un filtro sportivo. Molte
sono le opinioni al riguardo, ma in realtà l’incremento è
davvero lieve. I filtri di forma identica al filtro originale
consentono di guadagnare in media 1 cv o pochissimo di più e, nella
migliore delle ipotesi, mezzo kgm (5 Nm) di coppia; il tutto a
regimi bassi e intermedi. Un filtro "ad aspirazione
diretta", al contrario, può far guadagnare in media 2-3 cv a
6.000-7.000 giri, ma può anche far perdere mezzo kgm (5 Nm) di
coppia ai regimi bassi e intermedi. Ciò accade perché per i bassi
regimi è necessaria una colonna d'aria veloce, quindi una colonna
che per essere spostata non deve essere di massa notevole; in caso
di massa notevole (è appunto il caso dei filtri "ad
aspirazione diretta"), per la forza di inerzia, la colonna
impiegherà più tempo ad aumentare la propria velocità, facendoci
così avvertire il classico "vuoto" che può essere più o
meno accentuato. Al contrario, ai regimi alti è invece importante
non solo la velocità dell'aria aspirata (velocità che comunque ci
sarà, perché la colonna d'aria che entra sarà comunque già in
movimento e quindi offrirà poca resistenza) ma anche la sua quantità
(che sarà appunto maggiore nel caso di filtri "ad aspirazione
diretta"): in tali condizioni (regimi elevati), dunque, il
filtro "diretto" garantisce indubbi vantaggi. Un
filtro "dinamico", infine, se collocato davvero a regola
d’arte, potrebbe far guadagnare anche 4 cv. I
consumi, invece, in tutti e tre i casi potrebbero addirittura
migliorare (in modo impercettibile,però!), anche solo per il fatto
di aver apportato un beneficio all’aspirazione.
Filtri aria sportivi: possibili conseguenze negative.
Ciò
che però divide maggiormente gli appassionati è il dibattito sui
possibili danni che un impiego prolungato di filtri sportivi può
causare al propulsore. Al
riguardo, molto si è detto e molto si è scritto. Proviamo a
riassumere un po’ i termini della questione. E’
certamente errato demonizzare questi componenti, tacciandoli di
causare danni notevolissimi alla meccanica; altrettanto errato, però,
è considerarli completamente immuni da rischi. Un
primo problema che molti si pongono consiste nel dubbio che
l’adozione di un filtro sportivo possa portare ad un eccessivo
smagrimento della miscela aria-benzina. In
via preliminare, è opportuno ricordare che per raggiungere il
rapporto stechiometrico ideale e per poter così produrre una
combustione efficiente, l’impianto di iniezione (o, dove presente,
il carburatore) deve miscelare 1 parte di benzina per 14,7 parti
d’aria: nel caso in cui vi sia un eccesso di aria, la carburazione
sarà magra; nel caso in cui vi sia un eccesso di benzina, la
carburazione sarà grassa. Quando
ci si trova di fronte ad un motore carburato “grasso”, si potrà
riscontrare un eccessivo consumo di carburante, un alto tasso di
idrocarburi incombusti e di monossido di carbonio nei gas di scarico
e una irregolarità di funzionamento del motore soprattutto ai bassi
regimi: è questa la situazione tipica che si viene a creare in
presenza di un filtro aria intasato, perché le condizioni del
filtro impediranno un passaggio ottimale dell’aria. Quando
invece ci si trova di fronte ad un motore carburato “magro”, si
potrà andare incontro ad irregolarità di funzionamento, ad un
incremento di emissioni di ossidi di azoto e, soprattutto, ad un
surriscaldamento del motore (in quanto la combustione genererà più
calore). E’ poi frequente, in caso di carburazione magra, che si
verifichino fenomeni di “pre-accensione” o, peggio ancora,
detonazione (il cosiddetto “battito in testa”). Il
surriscaldamento provocato dalla carburazione magra può arrecare
notevoli danni alla parte termica del propulsore, come fori nel
cielo del pistone, grippaggi, danneggiamento delle valvole di
scarico e danneggiamento della guarnizione della testa. Premesso
tutto ciò, è possibile che un filtro aria sportivo causi uno
smagrimento della miscela aria-benzina tale da causare i danni
sopraelencati? Indipendentemente
dal tipo di filtro sportivo che si adotti, la risposta è (in linea
di massima) negativa. L’incremento di portata d’aria di questa
tipologia di filtri, infatti, di solito non è tale da generare
irregolarità nella carburazione tali compromettere l’affidabilità
del motore. Lo smagrimento causato da un filtro aria sportivo (di
qualunque tipo esso sia) è il più delle volte minimo rispetto a
quello che si dovrebbe avere per correre certi rischi che invece
potrebbero essere causati, nei motori ad iniezione elettronica, da
un errato dosaggio della benzina o addirittura da trafilaggi lungo
la linea di alimentazione (per esempio, tra collettori di
aspirazione e testata). Tra l’altro, proprio i motori di
concezione più moderna, dotati di iniezione elettronica, sono in
grado di modificare i propri parametri di funzionamento in base ai
dati elaborati durante il funzionamento stesso del motore: ciò
anche in presenza di un “elemento di disturbo” come può essere
considerato un filtro aria di tipo sportivo. Detto
questo, però, non si può trascurare il fatto che ogni tipo di
motore e anche ciascun esemplare di ogni tipo di motore può
comunque presentare (in presenza di un filtro sportivo, soprattutto
del tipo "ad aspirazione diretta") delle caratteristiche
di comportamento specifiche e personalissime. Motivo per cui, sarà
bene verificare caso per caso il rendimento del propulsore una volta
installato un filtro. A tal
riguardo, è vero che le centraline elettroniche di gestione dei
motori sono autoadattive (cioè, riescono a variare automaticamente
alcuni parametri di gestione per adeguarli a particolari condizioni
climatiche o ambientali o ancora per adeguarli all'invecchiamento di
sensori, attuatori e componenti vari), ma è anche vero che alcune
volte (molto raramente!) le variazioni necessarie possono essere
tali che non è più possibile contare esclusivamente sul sistema
autoadattivo della centralina per poter regolarizzare il
funzionamento del motore. Ciò però non vale nel caso in cui si
adotti semplicemente un filtro sportivo di forma uguale a quella del
filtro originale: solo utilizzando
filtri "ad aspirazione diretta" potrà in alcuni rari casi
accadere che l’auto soffra di un notevolissimo calo di coppia ai
bassi e medi regimi per
poi risultare eccessivamente magra agli alti regimi, con ovvie
conseguenze in termini di resa complessiva: entrambi i problemi
saranno evidentemente attribuibili allo smagrimento della miscela
causato dall’eccessiva permeabilità del filtro adottato, il quale
permette di realizzare un flusso d’aria aspirata di molto
superiore a quello assicurato dal filtro originale. In casi del
genere, sarà allora necessario tenere ben presenti i rischi che
eccessivi smagrimenti possono comportare, primo tra tutti il
classico “battito in testa” (il cui rumore si avvicina molto a
quello di un mazzo di chiavi agitato con forza), pericolosissimo per
l’integrità della testa del propulsore, soprattutto qualora si
presenti agli alti regimi di rotazione. Lì
dove eventualmente si verifichino questi problemi si potrà optare
per l’installazione di un filtro sportivo di forma identica al
componente originale oppure (se proprio si vuol mantenere il filtro
ad aspirazione diretta) per una riprogrammazione della centralina
oppure ancora per un incremento della pressione di benzina:
l’obiettivo sarà sempre quello di ristabilire il giusto
equilibrio tra i valori di aria aspirata e di benzina iniettata nei
condotti di aspirazione. Nel
caso, poi, di filtri sportivi con aspirazione dinamica, problemi
legati ad eventuali smagrimenti determinati da sovrapressione
saranno limitati in quanto, per ottenere tali smagrimenti, occorrono
velocità estremamente elevate (abbondantemente oltre i 200 km/h) e
cassoni di aspirazione simili a quelli utilizzati in Formula 1,
aerodinamicamente efficienti e caratterizzati da un ampio volume: in
assenza di questi fattori, il cassone lavorerà inevitabilmente in
depressione. In alcune condizioni, però, potrebbe verificarsi uno
smagrimento della carburazione derivato dalla temperatura troppo
bassa dell’aria aspirata dal filtro dinamico. Il fatto che le
centraline di gestione siano in grado di adeguare i parametri di
gestione del motore alle variazioni climatiche non può essere un
fatto rassicurante in assoluto, perché è anche vero che tali
parametri possono essere modificati entro una “forchetta” non
estremamente ampia. In questi casi, a causa del fatto che
l’eventuale smagrimento verrebbe comunque ad essere temporaneo e
legato a particolari situazioni climatiche, la mossa più corretta
sarebbe quella di adottare un lettore lambda (posizionabile sul
cruscotto) attraverso il quale tenere sempre d’occhio la
carburazione del motore. Si tratta di un lettore costituito da una
serie di led colorati che forniscono una certa scala di lettura: al
centro, generalmente, si trova il valore “lambda = 1” (per il
quale si avrà il rapporto stechiometrico ideale, 1 parte di benzina
per 14,7 parti d’aria); ai lati opposti si troveranno invece i led
con la scala di valori di carburazione magra e grassa. In
conclusione, nella maggior parte dei casi i filtri sportivi (di
forma identica all'originale, "diretti",
"dinamici") non creano smagrimenti della miscela tali da
compromettere l’affidabilità del propulsore: qualora, in
determinati casi (rari ma pur sempre possibili), questi fenomeni si
presentino, bisognerà intervenire nei modi sopra descritti. Un
secondo problema su cui molto si dibatte, è il possibile danno
causato dall’eventuale aspirazione di aria più sporca
rispetto a quella aspirata con i filtri aria originali. Partendo
dall'ovvio presupposto che lo scopo di un filtro aria (di qualunque
tipo) è quello di trattenere le particelle solide disperse
nell'aria allo scopo di evitare eccessive usure al propulsore, sarà
vero oppure no che i filtri sportivi (essendo senza dubbio più
permeabili dei loro equivalenti originali) sono meno efficaci nel
trattenere lo sporco? A rigor
di logica verrebbe di rispondere di sì, ed effettivamente, al di là
delle parole rassicuranti fornite da chi i filtri sportivi li
costruisce e li vende, il rischio potrebbe anche esserci. Sotto
questo aspetto, se la manutenzione è già importante con i filtri
originali (per i quali, più che di manutenzione si dovrebbe parlare
di sostituzione agli intervalli prescritti), essa diventa
assolutamente determinante con i filtri sportivi. Soprattutto, sono
i filtri "ad aspirazione diretta" ad essere di solito
maggiormente esposti allo sporco e all'acqua, la quale ha l'effetto
di rimuovere poco alla volta l'olio di cui è imbevuto il cotone,
olio che rappresenta l'elemento cardine del potere filtrante.
L'esperienza pratica porta a concludere che già dopo poche migliaia
di chilometri e nonostante tutti i ripari e le paratie possibili e
immaginabili, un filtro ad aspirazione diretta presenta una
superficie poco rassicurante! Il periodico controllo visivo di un
occhio ben allenato, dunque, è caldamente consigliato. Al
di là dei dannosi (...e facilmente intuibili!) effetti che sul
lungo periodo l'aspirazione delle particelle solide in sospensione
nell'aria può causare al motore, bisogna tener conto del fatto che
(nell'ambito dei moderni sistemi di iniezione) l'aspirazione di aria
mal filtrata sottopone ad uno stress superiore al normale il
debimetro (conosciuto anche come "flussometro" o
"misuratore di massa aria").
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Cerchiamo brevemente di capire
quale sia il ruolo di questo componente e come esso lavori. Il
debimetro svolge l'insostituibile ruolo di fornire alla centralina
elettronica dell'impianto di iniezione i dati relativi alla quantità
di aria aspirata (e anche alla sua temperatura). Proprio questi dati
rappresentano alcuni dei parametri fondamentali sui quali la
centralina (dopo averli elaborati) baserà la quantità di
carburante da iniettare nei cilindri. L'elemento sensibile del
debimetro è il più delle
volte rappresentato da una piastrina di pochi millimetri (in
evidenza nell'immagine sotto riportata), posta al centro del flusso
d'aria proveniente dal filtro e diretto al motore.
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Ebbene,
all'aumentare della portata d'aria, la temperatura del sensore
tenderà a scendere, ma essa sarà tenuta costante dall'incremento
della corrente elettrica che lo attraversa. Proprio
dalla variazione della corrente elettrica, un circuito integrato nel
dispositivo ricaverà la tensione che poi verrà inviata alla
centralina di iniezione, la quale elaborerà il dato ricevuto. Un
sensore di temperatura è poi compreso nel misuratore per poter
tenere conto anche dell'eventuale mutamento delle condizioni
climatiche. In condizioni di
perfetta efficienza, la tensione potrà variare tra circa 1 volt (al
regime minimo del motore) e circa 5 volt (al regime massimo del
motore), ma con l'andare del tempo (di solito intorno agli 80 mila
chilometri) la tensione massima che il debimetro invia alla
centralina potrà anche diminuire, a causa della minore sensibilità
del sensore di rilevamento (il quale, col tempo e con i chilometri
percorsi, tende progressivamente e inevitabilmente a sporcarsi).
Diminuendo la tensione inviata dal debimetro alla centralina di
iniezione, quest'ultima crederà che al motore arrivi meno aria di
quanto effettivamente ne entra e regolerà l'iniezione (e la quantità
di carburante inviato) sulla base di un parametro errato, causando
un conseguente decadimento delle prestazioni. Ancora
una volta, l'esperienza pratica porta a dedurre che quando la
tensione massima erogata dal debimetro scende sotto i 4 volt il
motore perde potenza e inizia a funzionare irregolarmente. Ecco
dunque spiegato in che modo un filtro aria non in grado di svolgere
a pieno il proprio compito di filtraggio può causare il
danneggiamento del debimetro e il conseguente e progressivo
decadimento prestazionale del motore. Ovviamente, corrono rischi in
tal senso coloro che trascurano la sostituzione del filtro originale
agli intervalli di manutenzione previsti, ma - riportando il
discorso sui filtri sportivi - è fin troppo chiaro che chi
accettasse l'idea che tali filtri (oltre a far passare più aria)
fanno passare più particelle solide (quindi, più impurità) farà
bene a rinunciare al loro impiego. Così come farà bene a
rinunciarvi anche chi percorre molti chilometri in strade e in zone
abbastanza polverose o comunque con aria mediamente più ricca di
impurità. Una cosa è
pressocché sicura: moltissimi sono coloro che, dopo aver installato
un filtro sportivo, trascurano successivamente di eseguirne la
corretta manutenzione (che, come già detto, per maggior sicurezza
è bene eseguire ogni 5-10 mila chilometri). In ogni caso, la
maggiore permeabilità dei filtri sportivi allo sporco è un
argomento sul quale ciascuno di noi potrà farsi una propria e
personalissima idea: infatti, mancano ad oggi dati davvero
scientifici (e soprattutto imparziali) che possano far propendere
per l'una o per l'altra posizione. Un'ultima
precisazione. Dopo quanto detto finora, si può facilmente
comprendere perché sia importante evitare anche di inzuppare
eccessivamente d'olio il cotone dei filtri sportivi al momento della
loro pulizia periodica: con un filtro troppo oliato, l'olio in
eccesso sarà normalmente risucchiato all'interno del manicotto di
aspirazione, arrivando inevitabilmente a imbrattare il sensore di
rilevamento del debimetro, degradandone così la sensibilità.
Filtri aria sportivi: corrette modalità di installazione.
Passiamo
ora all’analisi di un altro fondamentale aspetto dell’uso dei
filtri sportivi: le corrette modalità di installazione. Nulla
da dire per quanto concerne i filtri di forma identica a quella
dei filtri originali: essi vanno semplicemente sostituiti ai
corrispondenti filtri di serie, dovendo essere posizionati
all’interno della stessa scatola filtro originale. Per ciascun
modello di auto esistono, nei listini delle varie aziende
produttrici, filtri specifici. Discorso
diverso si deve fare per i filtri "ad aspirazione
diretta", la cui installazione rappresenta un passaggio
delicato e fondamentale che, se eseguito in modo non corretto, può
anche annullare del tutto i vantaggi derivanti dall’adozione di
una simile modifica. I fattori
da tenere in considerazione sono principalmente tre: la stabilità
dell’aria aspirata, la temperatura dell’aria aspirata, la
conformazione e la lunghezza del manicotto di raccordo. Per
quanto attiene alla stabilità dell’aria aspirata, è molto
importante non posizionare il filtro direttamente a ridosso del
condotto di aspirazione che immette l’aria nel vano motore:
infatti, la massa d’aria aspirata deve essere quanto più
possibile stabile, priva di turbolenze capaci di creare una
depressione che smagrisce volume e ossigeno. In linea di massima,
sarà sufficiente collocare il filtro a 10-15 di centimetri dal
condotto (in base alla potenza dell’auto: più la vettura è
potente, maggiore sarà la distanza minima da rispettare). Per
quanto attiene alla temperatura dell’aria aspirata, è questo un
fattore determinante. Sarà opportuno (ove possibile) evitare di
sistemare il filtro a ridosso del propulsore e, in ogni caso, sarà
utilissimo realizzare una paratia anti-calore che lo isoli.
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Senza tale paratia (in materiale
termo-isolante) intorno al filtro, ci si troverà con un’auto che
perde progressivamente cavalli con l’aumentare della temperatura
all’interno del vano motore. Un’idea pratica ed economica
per realizzare una paratia termo-isolante può essere quella di
adattare, modellandola, una delle paratie utilizzate per isolare in
più punti il tubo di scarico dal pianale: si tratta di un
componente di semplicissima reperibilità sul mercato dei ricambi e,
di solito, dal costo abbastanza contenuto.
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Per quanto attiene poi alla
conformazione e alla lunghezza del manicotto di raccordo, è bene
premettere che (come già scritto all’inizio) è opportuno evitare
di installare il filtro troppo vicino al corpo farfallato, allo
scopo di creare una sorta di colonna d’aria stabile a monte del
corpo farfallato stesso. Proprio per questo, è prassi comune quella
di montare il filtro innestandolo nel manicotto (più o meno lungo)
che, in configurazione originale, di solito collega il debimetro con
la scatola filtro. A volte, per meglio posizionare l’elemento
filtrante, potrà risultare necessario anche allungare tale
manicotto o deviarne il percorso. Ebbene,
è importante che il manicotto abbia un andamento quanto più
possibile rettilineo, in quanto ogni
deviazione del condotto comporterà una diminuzione di velocità
dell’aria e un aumento della sua temperatura, oltre che una
maggiore quantità di turbolenze. Tutto ciò, in funzione
dell'angolo di curvatura che più sarà elevato più degraderà il
rendimento fluidodinamico del condotto: naturalmente una deviazione
di 180° risulterà essere sotto questo aspetto disastrosa, ma anche
una deviazione di "soli" 90° sortirà delle conseguenze
negative.
Altro aspetto fondamentale è poi quello della lunghezza del
manicotto. Un tubo troppo lungo può anche annullare del tutto i
benefici derivanti dall’adozione del filtro sportivo. Si applica
in questo caso lo stesso principio di funzionamento su cui si basano
i condotti di aspirazione a geometria variabile che infatti, dove
presenti, permettono di affrontare bene il problema in questione
compensando (chiaramente, entro certi limiti) l’eccessiva o
l’insufficiente lunghezza del manicotto di collegamento tra filtro
diretto e debimetro. Infatti, i condotti di aspirazione a geometria
variabile variano tra l’altro anche la propria lunghezza in
funzione del regime di rotazione: saranno più lunghi ai bassi
regimi (privilegiando così l’erogazione di coppia) e saranno più
corti agli alti regimi (privilegiando così la potenza).
Nel caso in cui si disponga di condotti di aspirazione fissi,
invece, si tratterà di trovare un buon compromesso: il manicotto
non dovrà essere troppo lungo perché altrimenti si avrà una sorta
di “effetto diesel” con tutta la coppia disponibile ai bassi
regimi; ma non dovrà essere neanche troppo corto perché altrimenti
il vuoto ai bassi regimi (già fisiologico a seguito dell’adozione
di un filtro diretto) diventerà troppo accentuato. In definitiva,
sarà consigliabile cercare di discostarsi il meno possibile dalla
lunghezza del manicotto originale di raccordo. Da
non trascurare, poi, gli ancoraggi: la stabilità del complesso
filtro-manicotto gioca un ruolo non secondario nell'efficienza
dell'aspirazione.
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In
alcuni casi, infine, risulterà necessario procedere alla
realizzazione di una paratia che ripari l'elemento filtrante dalle
infiltrazioni d'acqua che possono eventualmente investire il filtro
stesso. Sarà opportuno valutare caso per caso la situazione e
regolarsi di conseguenza. A titolo di esempio, sulle 145/146 il
filtro ad aspirazione diretta collocato nella stessa posizione della
scatola filtro originale può essere soggetto ad infiltrazioni
d'acqua provenienti dal basso (l'acqua può salire su per il
parasassi che circonda la ruota): risulterà allora opportuno
adottare una paratia di riparo da fissare sotto il filtro,
ancorandola alla superficie interna del parasassi e sigillandola con
silicone e nastro adesivo.
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Infine, nel caso dei filtri
"ad aspirazione dinamica", molti dei problemi tipici
dell’installazione di un filtro "ad aspirazione diretta"
non si porranno. Infatti, la scatola filtro (spesso in carbonio) che
circonda l’elemento filtrante protegge quest’ultimo dal calore
del vano motore (la scatola filtro abbassa la temperatura dell'aria
aspirata, che quindi aumenta la propria densità: ciò equivale ad
avere una piccola sovralimentazione chimica), dallo sporco e
dall'acqua; irrilevante diventerà ovviamente anche il problema
della stabilità dell’aria aspirata. Invece, sempre rispetto
ai filtri "ad aspirazione diretta", nulla cambia quanto
alla conformazione del manicotto di raccordo col debimetro.
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