Nel
corso della sua storia, l'Alfa Romeo è sempre stata all'avanguardia
nel settore delle sospensioni, sia per gli schemi adottati, sia per
l'efficacia del loro funzionamento, il quale ha permesso di rendere
celebri le caratteristiche di tenuta e guidabilità delle vetture
del Biscione. Vetture come la 147, la 156 e la GT, ad un avantreno a
quadrilateri deformabili, affiancano un retrotreno caratterizzato
dallo schema definito dai tecnici stessi della casa del Biscione di
tipo "MacPherson evoluto". Proprio di questa particolare
sospensione verranno qui di seguito analizzate le caratteristiche. Lo
schema a ruote indipendenti di tipo MacPherson viene ormai
universalmente adottato, anche in vetture alto di gamma,
all'avantreno; al retrotreno prevalgono le soluzioni più disparate
e sovente più complesse, come il multilink (schema sospensivo a
cinque bracci), adottato per esempio anche sulla 166. Questo perché,
nel percorrere una curva, il compito più gravoso lo deve svolgere
proprio il retrotreno della vettura. Infatti, contrariamente a
quanto si potrebbe pensare, le sospensioni anteriori devono
garantire una elevata precisione nel transitorio iniziale della
curva (in pratica, devono far sì che il volante sia preciso e
pronto nel momento di iscrizione della vettura nella traiettoria
desiderata), ma durante la fase di percorrenza è il retrotreno che
deve garantire una aderenza costante con una buona capacità di
recupero dei valori di campanatura e convergenza. Quindi, il compito
relativamente più semplice è affidato all'asse anteriore ed è per
questo motivo che si è assistito ad una massiccia diffusione dello
schema MacPherson all'avantreno (fig. 1). Questa sospensione è
essenzialmente costituita da un triangolo inferiore oscillante
(generalmente ancorato ad un telaio) e da un montante telescopico
(collegato al fuso a snodo e, tramite una boccola, al duomo della
carrozzeria); coassiali al montante sono l'ammortizzatore e la molla
elicoidale.
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fig. 1 |
Lo
schema MacPherson più raramente viene adottato al retrotreno (fig.
2).
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fig. 2 |
Infatti,
una buona sospensione posteriore deve impedire
alle ruote di assumere, a causa dello schiacciamento provocato dalla
forza centrifuga, una variazione positiva del camber (campanatura)
che provocherebbe una perdita di aderenza; anzi, le ruote devono
assumere un camber negativo che permette di avere un maggiore
controllo del retrotreno scongiurando possibili fenomeni di
sovrasterzo. Inoltre, la sospensione posteriore deve anche impedire
variazioni della carreggiata e del passo. Il MacPherson non consente
molte possibilità di controllo della cinematica rendendo di
difficile attuazione quanto detto sopra. Ma
allora, come mai i tecnici dell'Alfa Romeo hanno scelto spesso anche
il MacPherson per lo schema sospensivo del retrotreno? Perché
tramite l'ausilio di simulazioni al computer è possibile progettare
boccole con elasticità diversa nelle varie direzioni, studiare la
flessibilità dei bracci e il comportamento finale dell'auto. Questo
ha permesso di realizzare una sospensione semplice ma che si
comporta, sovente, meglio di molti multilink. Il MacPherson evoluto
Alfa Romeo (fig. 3) si compone di due bracci trasversali di
lunghezza differenziata (costruiti in acciaio ad alta resistenza e
collegati ad un telaio in alluminio), un puntone guida
longitudinale, un montante telescopico con incorporato
l'ammortizzatore e la molla disassata,
una barra antirollio con la biella di
collegamento al montante.
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fig. 3 |
La
scelta di disassare la molla è avvenuta per ridurre gli attriti;
infatti, uno dei punti deboli del MacPherson è l'attrito che si
viene a creare durante lo scorrimento dello stelo
dell'ammortizzatore, questo perché quest'ultimo è soggetto alle
spinte laterali. Disassando la molla rispetto all'ammortizzatore, si
ottiene che la risultante delle forze sul mozzo (forza verticale
dal terreno, forza orizzontale dai bracci inferiori, forza obliqua
dalla molla) sia il più possibile allineata con l'asse
dell'ammortizzatore stesso. Un'altra
importante caratteristica di questa sospensione è l'effetto
autosterzante indotto per effetto elastocinematico. In inserimento
di curva la sterzatura delle ruote posteriori avviene in controfase
rispetto alle ruote anteriori, si ha quindi una convergenza per la
ruota interna ed una divergenza per la ruota esterna alla curva: in
questo modo viene esaltata la prontezza di inserimento in curva. Per
ottenere questo effetto si sfrutta la prima aderenza laterale
indotta alle ruote posteriori. Durante la percorrenza della
traiettoria in curva, invece, le ruote posteriori, per effetto della
forza centrifuga, sterzano in fase con le ruote anteriori. L'effetto
autosterzante sopra descritto è stato ottenuto posizionando il
mozzo ruota A, con i relativi elementi collegati, non ad
uguale distanza rispetto ai due bracci B e C, ma più
vicino a quest'ultimo, con le boccole di collegamento caratterizzate
da una certa cedevolezza e, non ultima, con la differente lunghezza
delle due aste trasversali, C più corta di B (vedi
fig. 4).
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fig. 4 |
Questa
sospensione permette la regolazione della convergenza anche al
retrotreno, esattamente come nelle sospensioni anteriori. Da
ricordare che questa sospensione Alfa è esente anche da quelle
indesiderate reazioni del retrotreno che invece affliggono alcuni
multilink nelle manovre di emergenza.
Materiale
tratto da AUTO
febbraio
2004
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