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L'aquaplaning: i fattori che lo determinano.
Per
"aquaplaning" si intende quel fastidioso quanto pericoloso
fenomeno che consiste nella totale perdita di aderenza che si
verifica quando tra pneumatici e fondo stradale si forma un velo
d'acqua. Prima di scendere nei dettagli dell'argomento, però,
sarà bene precisare quando si possa realmente parlare di
aquaplaning. Spesso,infatti, ci si trova a fronteggiare solo il
fenomeno che lo precede, vale a dire una notevole riduzione
dell'area di contatto dello pneumatico con l'asfalto: in tale
situazione, che si verifica di solito in presenza di uno strato
d'acqua di alcuni millimetri e a velocità inferiori ai 100 km/h,
non si ha una perdita totale di aderenza, anche se ciò non vuol
dire che la stabilità della vettura non venga in parte compromessa.
Il passaggio tra questo primo fenomeno
e la totale perdita di aderenza, però, è molto repentino,
cogliendo il più delle volte impreparato il guidatore. Vediamo
innanzitutto quali possono essere i
fattori determinanti dell'aquaplaning. Lo pneumatico,
tra le sue varie funzioni, annovera anche il compito di espellere
l'acqua che si interpone tra la ruota e il manto stradale. A tal
proposito, fondamentale è il ruolo svolto dalle scolpiture del
battistrada, le quali "frammentano" il velo d'acqua
espellendolo verso i lati dello pneumatico: a 100 km/h, uno
pneumatico drena all'incirca 5-8 litri di acqua al secondo, una
capacità di drenaggio di molto inferiore a quella degli pneumatici
"rain" di Formula 1 che riescono a drenare all'incirca 20
litri al secondo con le ruote anteriori e addirittura 30 litri al
secondo con le ruote posteriori. Ebbene,
all'aumentare dello spessore del velo d'acqua presente sull'asfalto
o all'aumentare della velocità del veicolo, aumenta anche la
quantità di acqua da eliminare in una certa unità di tempo ed è
proprio quando la quantità di acqua drenata diventa insufficiente
che si verifica l'aquaplaning. Dunque,
si può dire che i primi due fattori
determinanti della totale perdita di
aderenza sono lo spessore del velo d'acqua presente sull'asfalto e
la velocità del veicolo. Questi
due elementi,però, non sono certo gli unici da tenere in
considerazione. Infatti, da un punto di vista teorico, un terzo
fattore determinante è rappresentato dal peso del veicolo: una
vettura più pesante dovrebbe opporre più resistenza
all'aquaplaning rispetto ad una vettura più leggera, visto che per
via del maggior peso ogni ruota è spinta con maggiore forza verso
l'asfalto, potendo così contare su un contatto più efficace. E in
effetti questa è un'affermazione corretta, ma solo teoricamente, in
quanto nella pratica le vetture di peso elevato sono normalmente
dotate di pneumatici di larghezza notevole: e veniamo così ad un
quarto fattore determinante dell'aquaplaning, cioè la larghezza
dello pneumatico, la quale più è elevata più facilita il
verificarsi del fenomeno perché, anche se la mescola è più
morbida e la scolpitura è più efficace, non sempre questi vantaggi
riescono a compensare lo svantaggio di una maggiore impronta a terra
(e, quindi, di una maggiore superficie opposta al velo d'acqua). Sotto questo aspetto, l'ideale su
fondo viscido sarebbe una vettura pesante con gommatura stretta (al
contrario di quanto accade sull'asciutto, situazione in cui l'ideale
è una vettura leggera con gommatura larga): non a caso, le vetture
da rally adottano pneumatici di sezione sempre più stretta via via
che il fondo è più viscido.
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Assodato
questo in via generale (gommatura larga = aquaplaning più
probabile), non bisogna però trascurare l'importanza delle
caratteristiche del battistrada adottato (che, dunque, può essere
considerato un quinto fattore determinante dell'aquaplaning). Come
già detto, le scolpiture del battistrada hanno anche la funzione di
espellere l'acqua e proprio in modo da valorizzare questa
caratteristica vengono progettati e sviluppati gli pneumatici
specifici per la pioggia, in grado di offrire una maggiore
resistenza all'aquaplaning che si verificherà così a velocità
superiori rispetto ad uno pneumatico "estivo" (cioè, uno
pneumatico non espressamente dedicato all'impiego invernale). E' chiaro poi che fondamentale è
anche lo stato di usura del battistrada: un moderno pneumatico
estivo, infatti, garantisce una discreta tenuta su fondi viscidi
(acqua, fango, neve) solo con un battistrada di almeno 4-5
millimetri; in caso contrario, le sue prestazioni decadono anche più
del 50%.
L'aquaplaning: i modi in cui si manifesta.
Vediamo
adesso nello specifico i modi in cui l'aquaplaning si manifesta, a
seconda delle varie circostanze. Tenendo
innanzitutto ben presente che l'aquaplaning interessa di solito le
ruote anteriori (in quanto le ruote posteriori in pratica seguono la
stessa traiettoria dell'avantreno, trovando così un solco già
aperto nel velo d'acqua), possiamo dire che le circostanze da tenere
in considerazione sono il tipo di trazione della vettura e le
modalità con le quali ci si imbatte nel velo d'acqua. Nel
caso in cui la perdita di aderenza si verifica in curva, la
sensazione che si avvertirà sarà quella di un notevolissimo
alleggerimento del volante. In tal caso, bisognerà assolutamente
evitare di frenare, aspettando invece qualche centesimo di secondo
prima di iniziare a correggere la traiettoria: tale correzione dovrà
essere effettuata utilizzando solo il volante, magari parzializzando
l'acceleratore. In ogni caso, comunque, mai frenare prima di aver
riportato la vettura in assetto. Nel
caso in cui la perdita di aderenza si verifica in rettilineo,
invece, prevedere il comportamento della vettura è molto complesso.
Se l'aquaplaning si verifica in
rettilineo da entrambi i lati del veicolo, è praticamente
impossibile prevedere la direzione che prenderà l'auto non appena
si ritornerà in condizioni di aderenza. In genere, comunque,
le vetture con trazione anteriore presenteranno delle deviazioni più
marcate rispetto alla traiettoria ideale, innescate dall'accresciuta
velocità delle ruote motrici. Infatti,
ricordando che il più delle volte l'aquaplaning si verifica
sull'avantreno, si può affermare che in tale circostanza le ruote
anteriori (perdendo il contatto con l'asfalto) in una trazione
anteriore inizieranno a ruotare con una velocità maggiore di molto
rispetto a quella delle ruote posteriori, innescando una sbandata di
notevole entità non appena il contatto col manto stradale verrà a
ristabilirsi.
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Ciò
non vuole però dire che le trazioni posteriori siano esenti da
rischi; infatti, in tale ipotesi le ruote anteriori rallenteranno
considerevolmente la propria velocità e potranno addirittura
arrivare quasi ad arrestarsi qualora la perdita di aderenza si
protragga per un lungo tratto.
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Non
appena il contatto con l'asfalto verrà a ristabilirsi, si innescherà
allora un effetto frenante solo sulle ruote anteriori che potrà
causare un considerevole sovrasterzo. Tra
l'altro, le probabilità di una notevole sbandata della trazione
anteriore potranno essere diminuite alzando prontamente (e
gradualmente) il piede dall'acceleratore. Nel
caso in cui, poi, l'aquaplaning si verifica in rettilineo da un lato
solo del veicolo, fare delle previsioni sul conseguente
comportamento della vettura diviene certamente più semplice. In una vettura a trazione posteriore,
la perdita di aderenza di uno solo degli pneumatici anteriori causerà
il rallentamento o l'arresto dello stesso. Quando si ristabilirà il
contatto con l'asfalto, lo pneumatico comporterà un brusco effetto
frenante che farà ruotare la vettura dallo stesso lato dello
pneumatico interessato dall'aquaplaning. Sarà in questo caso
necessario intervenire con un deciso controsterzo.
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In
una vettura a trazione anteriore, invece, il differenziale farà
ruotare più velocemente lo pneumatico che ha perso aderenza,
causando, non appena l'aderenza sarà ristabilita, una sbandata dal
lato opposto dello pneumatico interessato dall'aquaplaning.
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Anche
in questo caso (come nel caso di aquaplaning su rettilineo da
entrambi i lati del veicolo) sarà quindi importante alzare il piede
dall'acceleratore. Da tenere però sempre presente (sia
nell'aquaplaning solo da un lato che nell'aquaplaning da entrambi i
lati del veicolo) che questa pronta decelerazione dovrà avvenire
non in modo repentino bensì graduale, in modo da non innescare
bruschi trasferimenti di carico: in questo modo, la decelerazione
sarà lieve e sortirà l'effetto di "caricare" di più
l'avantreno, facendo cessare in breve tempo l'aquaplaning. La
sbandata che si innescherà una volta ristabilita l'aderenza sarà
lieve e facilmente controllabile e dopo una serie di sbandate sempre
più modeste si ritornerà all'assetto ideale. In
tutti i casi, al di là del tipo di trazione e indipendentemente dal
fatto che l'aquaplaning si sia verificato da uno solo o da entrambi
i lati del veicolo, non bisognerà mai agire sul pedale del freno o
della frizione, ma solo sull'acceleratore (in modo pronto ma allo
stesso tempo graduale, per scongiurare bruschi trasferimenti di
carico).
Conclusioni.
Concludiamo
ricordando che incorrere nell'aquaplaning è più probabile sui
viadotti (in cui l'asfalto è ondulato e si formano facilmente
pozzanghere), sui rettilinei con scarsa inclinazione verso i margini
della sede stradale, sui brevi rettilinei tra due curve in
contropendenza, nelle corsie autostradali di sorpasso vicino al
guard-rail e, in generale, in tutti quei punti in cui possono
formarsi pozzanghere. Più
rischiose sono le strade con asfalto a grana fine oppure con asfalto
usurato: un asfalto ruvido e nuovo diminuisce di molto i rischi.
Negli ultimi anni, inoltre, si sono impiegati sempre più spesso
asfalti speciali (cosiddetti "drenanti"): è auspicabile
che la loro diffusione diventi sempre più capillare. In
ogni caso, poi, la migliore arma contro l'aquaplaning resta la
prudenza affiancata da una corretta manutenzione del veicolo. Ciò vuol dire pneumatici con
battistrada non usurato ma anche con pressione di gonfiaggio
corretta: solo una pressione corretta, infatti, consente un'impronta
a terra adeguata, mantenendo la giusta distanza tra i canali di
drenaggio attraverso i quali defluisce l'acqua. Importante
è anche il buono stato degli ammortizzatori, al fine di evitare
micro-saltellamenti delle ruote sull'asfalto. Infine,
è da ricordare che sovraccaricando il vano bagagli si finisce
sempre con l'alleggerire le ruote anteriori (che sono poi quelle
quasi sempre interessate dall'aquaplaning), abbassando così
notevolmente la soglia di velocità alla quale la perdita totale di
aderenza si verifica.
Questo
articolo è una rielaborazione dell'originale realizzato da Piero
Plini per la rivista ELABORARE n° 37. Allo stesso Piero Plini
vanno attribuiti i disegni inseriti in questa pagina.
febbraio
2003
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