Universalmente
conosciuta con il soprannome di "Matta" (perché, secondo
la pubblicità dell'epoca, "va dappertutto"), questa Alfa
venne concepita agli inizi degli anni Cinquanta per partecipare al
bando di concorso indetto dal Ministero della Difesa che necessitava
di un mezzo adeguato per l'esercito e per le forze di polizia. Il
veicolo in questione venne definito dal Ministero come AR/51,
Autovettura da Ricognizione 1951, che diventò poi la sigla che
identificava sia la "Matta" in versione militare sia la
sua concorrente per eccellenza, nata per lo stesso motivo: la Fiat
Campagnola. Ma andiamo per ordine.
Nel
1950 il Ministero della Difesa ordinò alla Fiat un modello di
“auto da ricognizione” per i propri servizi di pattuglia. Saputa
questa notizia, i vertici dell’Alfa Romeo ordinarono al loro
settore progettazione di costruire una vettura seguendo il
capitolato ministeriale, ma che fosse all’avanguardia in quanto a
tecnologia e prestazioni rispetto a quanto era fino ad allora
presente sul mercato nel settore delle auto fuoristrada (non
dimentichiamo che la seconda Guerra Mondiale era finita da pochi
anni e questo settore era per lo più rappresentato dalla “Willys
Overland” e dalla “Land Rover”). Visto il poco tempo a
disposizione per tale progetto e l’inesperienza in tale settore,
la Casa del Portello si procurò, attraverso un concessionario
svizzero e allo scopo di effettuare alcuni studi e prove, una Land
Rover “80”, sul cui telaio i tecnici dell’Alfa applicarono una
carrozzeria provvisoria, largamente derivata dalla vettura inglese,
con modifiche nel frontale e nei parafanghi. Tutto il resto della
meccanica (compresa la guida a destra) rimase originale, escluso il
motore, sostituito con uno della “serie 1306”, montato
all’epoca sulla Alfa Romeo “1900 berlina”. Successivamente,
venne costruito un nuovo esemplare (con telaio progettato
dall’Alfa Romeo) per l’applicazione delle sospensioni anteriori
a ruote indipendenti, come richiesto dai vertici militari dopo aver
visionato il progetto della rivale Fiat. Con tale prototipo, che
manteneva comunque ancora una stretta derivazione dalla Land Rover
in alcuni organi meccanici, vennero effettuate le prime prove
comparative nel maggio del 1951, con un confronto tra veicoli dello
stesso genere organizzato dai tecnici militari. Da tali prove
emersero alcuni problemi meccanici, che però furono brillantemente
risolti con modifiche alla lubrificazione (carter secco con
serbatoio separato) ed al cambio (accorciamento dei rapporti del
gruppo cambio-riduttore); per rientrare in quanto richiesto dal
Ministero, che prevedeva l’uso di benzina normale a basso numero
di ottani, si provvide poi ad abbassare il rapporto di compressione
del motore originale, portandolo da 7,5:1 a 7:1 ed a modificare i
profili delle camme per poter disporre di una miglior coppia motrice
ai regimi di rotazione inferiori; altre modifiche riguardarono il
raffreddamento e lo spinterogeno. Il tempo trascorreva in diverse
prove e messe a punto, finché la concorrente Fiat presentò nel
settembre del 1951, alla “Fiera del Levante” di Bari, la sua
vettura AR/51 che venne chiamata “Campagnola”. Per l’Alfa
Romeo, l’occasione per presentare il prototipo quasi definitivo
della “Matta” arrivò il 16 settembre dello stesso anno, quando,
prima della partenza del Gran Premio d’Italia sul circuito di
Monza, la vettura venne fatta sfilare alla testa di un corteo di
auto sportive, guidata dal Campione del Mondo del 1950, Nino Farina.
L’aspetto esterno non era ancora quello definitivo, ma le
prestazioni erano già notevoli, tant’è vero che la stampa
dell’epoca parlò con entusiasmo della vettura del Portello e ne
evidenziò anche la possibilità di usi civili in campo agricolo e
non solo. Dopo la presentazione a Monza, nacque il primo esemplare
di pre-serie, dotato di motore della nuova “serie 1307”, numero
*00001*, ormai quasi definitivo anche nella carrozzeria, cui ne
seguirono rapidamente altri due, con ulteriori piccole modifiche. Il
primo esemplare della pre-serie, verniciato in colore verde militare
ed ulteriormente aggiornato nella carrozzeria, venne fotografato
mentre saliva la scalinata della basilica di Assisi: era il 1952.
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Finalmente
era nata la “Matta”, la quale sarebbe rimasta in produzione sino
al 1954. Il nome ufficiale della nuova Alfa era "1900 M
(AR 51)": come già accennato, la sigla "AR" non
significava "Alfa Romeo" ma "Autovettura da
Ricognizione", secondo la formula che il Ministero della Difesa
aveva indicato all'Alfa Romeo per la fabbricazione di un veicolo
capace di superare ogni ostacolo. Più precisamente, la
denominazione "AR 51", venne utilizzata negli anni 1952 e
1953; nel 1954, ultimo anno di produzione, la sigla venne mutata in
"AR 52", senza modifiche tecniche di rilievo. La sigla
"1900 M", poi, stava per "1900 Militare". Il
primo esemplare, con telaio AR 51 *00001* e motore 1307 *00004*, uscì
nel marzo del 1952 dallo stabilimento aeronautico di San Martino a
Pomigliano d’Arco, costruito presso Napoli per la produzione di
motori aeronautici, distrutto durante la guerra e ricostruito per
iniziativa della Metalmeccanica Meridionale in accordo con l’Alfa
Romeo, la quale decise di utilizzarne le strutture per la produzione
della sua neonata vettura.
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Secondo
la documentazione storica dell’Alfa Romeo, le 1900 M AR 51 furono
così destinate:
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Ministero della Difesa (compresa l’Arma dei Carabinieri):
n. 1281
-
Ministero degli Interni – Polizia Stradale:
n. 457
-
Ministero della Marina: n. 29
-
Ministero dell’Aeronautica: n. 11
-
Ministero delle Finanze: n. 3
-
Ministero dei Trasporti: n.
1
-
Ministero dell’Agricoltura: n. 1
-
Privati: n.
116
Da
questi dati si evince che numerose AR 51 vennero richieste e vendute
a privati, il che dimostra la validità del progetto. Sommando ai
116 esemplari di AR 51 anche i 154 esemplari di AR 52, il totale di
vetture vendute sul mercato civile è pari a 270 unità, che
corrisponde ad oltre il 10% dell’intera produzione. Secondo le
stesse fonti, dunque, furono prodotti in tutto 1899 esemplari della
1900 M AR 51 (dal 1952 al 1954), cui vanno aggiunti i 154 esemplari
di 1900 M AR 52 (prodotti nel 1954). Furono inoltre classificate tra
le versioni AR 51 anche le vetture di pre-serie, nonché un
prototipo sperimentale con motore a ciclo diesel ed un altro con
spazzaneve a turbina, per un totale di 6 veicoli, tutti punzonati
con una numerazione differente dalle altre, compresa tra il telaio
*50001* ed il telaio *50011* (in realtà, per quest’ultima vettura
l’annotazione sul registro di produzione riporta: “...motore
diesel, sostituzione AR 51 telaio *00798* demolito”); queste
sei vetture vennero immatricolate tra il 1952 ed il 1954 e
successivamente vendute. La produzione complessiva ammontò, quindi,
a 2058 vetture. La motorizzazione diesel non ebbe nessun seguito
produttivo e la vettura sperimentale rimase intestata all’Alfa
Romeo, che probabilmente la usò all’interno della fabbrica come
vettura di servizio. Il motore
“serie 1307” montato sulle 1900 M, sia AR 51 che AR 52, era un
quattro tempi a benzina a 4 cilindri, con 2 assi a camme in testa,
con valvole a V in testa, alimentato tramite un carburatore
monocorpo: aveva una cilindrata di 1884 cc ed erogava una potenza
massima di 65 cv a 4400 giri/min. (contro i 53 CV a 3700 giri/min.
della Fiat “Campagnola”), con una coppia massima di 12,5 Kgm a
2500 giri. Si trattava, in definitiva, di un motore bialbero con
testa in lega leggera ereditato dalla 1900. La trasmissione era a 4
marce + retromarcia, tutte con riduttore. La trazione di marcia
normale era posteriore, ma diventava integrale con un comando
meccanico: c'erano quindi due giunti per i comandi dei rispettivi
ponti. Il riduttore aveva due rapporti: 1,192:1 e 3,826. Gli
pneumatici adottati erano di misura 6.40x16.
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La
lunghezza della vettura era di 3,52 metri e la larghezza di 1,575
metri; il passo era pari a 2,200 m; la massa a vuoto in ordine di
marcia era di 1250 kg. Con un’altezza minima da terra di 20,5
centimetri, la "Matta" aveva una capacità di guado di 70
cm, con una pendenza massima superabile al limite del ribaltamento:
ben del 120% (contro l’oltre 85% della “Campagnola”). Tra le
peculiarità meccaniche della Matta, spiccava la lubrificazione
forzata con radiatore dell'olio della capacità di 12,5 litri. Per
quanto riguarda le sospensioni, trovavamo all'avantreno uno schema a
ruote indipendenti, con bracci trasversali e barra di torsione
longitudinale; al retrotreno, invece, era presente un assale rigido,
con balestre longitudinali e ammortizzatori idraulici a leva. I
freni erano a tamburo su tutte e quattro le ruote. Lo sterzo era a
vite e madrevite. Infine, la velocità massima era di 103,5 km/h.
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Per il mercato civile, vista la versatilità della “Matta”, si
pensò di allestire la vettura secondo l’uso nei diversi settori
ai quali poteva essere destinata (turismo, agricoltura, industria,
ecc.).
Un’elegante
versione “giardinetta” prefigurava con grande anticipo
l’aspetto di fuoristrada molto più moderne.
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Per
motivi economici, verrà preferita la Campagnola che con il motore
della Fiat 1400 risultava più semplice da gestire. Ma la sua
rivincita la Matta la ottenne su un terreno che esaltava le doti del
bialbero 1900: la Mille Miglia. Alla “Mille Miglia” del
1952, l’unica edizione in cui furono ammessi veicoli militari, in
una categoria speciale si sfidarono due Alfa (Matta) e due Fiat
(Campagnola), in livrea militare e guidate da agenti in divisa. Alla
fine trionfò proprio la “Matta” del tenente Antonio Costa e del
maresciallo Francesco Verga, che arrivò al traguardo in meno di 17
ore, distanziando di 40 minuti la prima delle avversarie. Ma la
storia sportiva della Matta non finisce qui. Altre due vetture,
dotate di rimorchietto, parteciparono ad un raid nell’intento di
aprire una nuova via di comunicazione che attraversasse il Sud
America da est ad ovest, dall’Oceano Atlantico al Pacifico
attraverso il Mato Grosso. Tale spedizione ebbe la durata di quattro
mesi, partendo nell’aprile del 1952 da Rio de Janeiro, in Brasile,
per proseguire in Paraguay toccando un lembo dell’Argentina,
attraversando il Mato Grosso e proseguendo poi in Bolivia e
concludendosi quindi nel mese di luglio con l’attraversamento
della Cordigliera delle Ande in Perù, con una percorrenza di circa
7000 chilometri su
percorsi appena tracciati o talora addirittura inesistenti, in un
clima compreso tra il caldo umido tropicale ed il freddo delle cime
andine.
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A
questa spedizione seguirono poi altri raids in punti diversi del
mondo ed in condizioni climatiche estreme, dove la “Matta”
dimostrò sempre di essere all’altezza della situazione. Ancora
oggi, seppure in tono minore rispetto agli anni passati, alcune
“Matta”, dopo aver subìto importanti e moderne elaborazioni
tecniche, gareggiano in competizioni molto dure, riservate a veicoli
fuoristrada preparati appositamente, sostituendo il motore originale
con quello di berline più moderne della Casa del Biscione, senza
che la trasmissione originale, seppur sottoposta a sforzi molto
maggiori di quelli previsti nella progettazione, subisca danni; le
poche rotture sono dovute prevalentemente alla vetustà dei
materiali e ciò, ancora una volta, dimostra la validità del
progetto.
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Per
nota di informazione è utile ricordare che, dopo trentacinque anni
dalla prima concezione della “Matta”, la Casa del Portello
riprese in considerazione la possibilità di produrre un veicolo 4x4
in versione sia civile che militare; si trattò dell’AR “148”,
costruito in un unico esemplare, con un motore 4 cilindri boxer di
circa 2 litri di cilindrata da oltre 100 CV e trasmissione integrale
di derivazione Alfa 33 4x4: avrebbe dovuto essere lanciato nella
primavera del 1988, ma l’incorporazione dell’Alfa Romeo nel
Gruppo Fiat ne interruppe la messa a punto.
Tutti
i dati e le notizie sono tratti dal volume: “Alfa
Romeo AR 51- AR 52 Alfa Matta” di Enrico Checchinato e Franco
Melotti – Giorgio Nada Editore.