Nel
corso della sua storia, la 75 ha avuto cinque versioni
sovralimentate.
La prima ad essere presentata fu quella denominata semplicemente 75
1.8 Turbo. Tra tutte le 75 sovralimentate è quella
apparentemente più normale, ma è anche quella che nella sostanza
è senza ombra di dubbio la più aggressiva.
La sua nascita risale al 1986.
La
meccanica: motore 4 cilindri in linea bialbero da 1779cc, testata e
basamento in lega leggera, canne cilindri umide, iniezione
elettronica multipoint (cioè, un iniettore per ogni cilindro) Bosch
LE2-Jetronic con dispositivo cut-off che impediva l'afflusso di
benzina in fase di rilascio, sovralimentazione mediante un
turbocompressore Garrett T3 con intercooler.
L'avantreno
era a quadrilateri deformabili con barre di torsione longitudinali,
al retrotreno adottava invece uno schema a ponte De Dion con molloni
elicoidali e parallelogramma di Watt trasversale; sia l'avantreno
che il retrotreno erano poi completati da una barra stabilizzatrice.
Cambio (a 5 rapporti) e differenziale erano in blocco collocati
posteriormente. Infine, freni a disco su tutte e quattro le ruote
(quelli anteriori autoventilati). Il propulsore era capace di
erogare 155 cv a 5800 giri/min. ed era in grado di sviluppare già
al regime di 2600 giri/min. una coppia di 23 kgm (226 Nm).
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Da
questi semplici dati si può già capire come i progettisti
dell’Alfa, anziché puntare a valori elevati di potenza massima,
si erano indirizzati verso un motore in grado di rispondere con
vigore a qualsiasi regime di rotazione. Non a caso, questo primo
1800cc turbo fornisce soltanto 155 cavalli (appena 35 in più della
corrispondente versione aspirata), ma con una coppia addirittura
superiore a quella sviluppata dal V6 2500 Alfa dell’epoca e per di
più a un regime inferiore.
Nella prova su strada della rivista Quattroruote, la “75 1.8
Turbo” si distinse proprio per la notevole coppia ottimamente
distribuita, quasi si trattasse di un motore aspirato e, quindi,
senza il fastidioso vuoto di potenza ai bassi regimi tipico di molti
motori sovralimentati. Le prestazioni rilevate in pista: la velocità
massima fu di 214,144 km/h con uno 0-100 km/h in 7,7 secondi,
mentre il chilometro con partenza da fermo venne coperto in 28,2
secondi.
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All’epoca,
soltanto auto ben più sportive e potenti come la Maserati Biturbo
riuscivano a spuntare tempi appena migliori.
Scontati gli ottimi risultati in tenuta e stabilità. Punti deboli
risultarono i freni (potenti, ma troppo facilmente bloccabili e
soggetti ad un certo affaticamento) e, soprattutto, il cambio
(lentissimo negli innesti e dall’azionamento assai
approssimativo).
Per quanto riguarda i consumi, essi (considerata l'indole della
vettura) erano più che lusinghieri: a 130 km/h costanti venne
rilevata una percorrenza di 10 chilometri con un litro di
carburante.
Come sopra accennato, questa 75 si distingueva esteticamente dalle
sorelle più tranquille solo per i paraurti in tinta con la
carrozzeria (nel disegno erano invece completamente identici a
quelli delle altre versioni). La "75 1.8 Turbo" ebbe
comunque una vita brevissima: dopo appena un anno (agosto 1987)
lasciò infatti il posto alla 75 1.8 Turbo I.E. America.
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L’aggiornamento,
però, fu solo estetico: questa seconda versione si distingueva
dalla prima per l'adozione di nuovi spoiler, di bandelle laterali
sottoporta in tinta con la carrozzeria e di appendici aerodinamiche
antiturbolenza applicate ai finestrini anteriori; inoltre,
cambiavano i paraurti, i quali erano ora ad assorbimento d'urto e di
maggiori dimensioni (per rispondere alle normative di sicurezza
americane). Nell'abitacolo, infine, venne scelto per il rivestimento
dei sedili e dei pannelli porta il velluto al posto della stoffa
utilizzata per la prima serie.
Dal punto di vista tecnico rimase tutto completamente immutato e invariate
restarono anche le prestazioni, nonostante l'aumento di peso di
circa 25 kg causato dall'adozione dei nuovi paraurti.
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Una
curiosità: il prezzo chiavi in mano era, al momento del lancio, di
26.885.000 lire, oltre 2 milioni in meno rispetto alla prima serie:
si trattava di una correzione dettata dalla volontà di non rendere
troppo marcata la differenza di prezzo tra la 75 1.8 Turbo America e
la 75 2.0 Twin Spark (la quale costava 23.665.000 lire). Questa
seconda serie di 75 sovralimenta venne commercializzata sino alla
primavera del 1990, quando arrivò la terza serie di 75 turbo,
denominata 75 1.8i Turbo Quadrifoglio Verde.
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Questa
terza versione beneficiò di un incremento di potenza di 10 cv,
arrivando così a 165 cv di potenza massima: si tratta della
versione conosciuta generalmente come “75 turbo potenziato”. In
realtà, pur avendo sotto il cofano 10 cavalli in più, questa terza
serie di 75 turbo venne giudicata meno sportiva e aggressiva delle
75 sovralimentate di cui raccoglieva l’eredità.
Al di là delle considerazioni negative sulle dotazioni (per
esempio, questa turbo non disponeva neanche come optional dell’ABS
che invece tutte le altre versioni più tranquille potevano
montare), fu proprio il motore a deludere (sempre relativamente,
s’intende!!!).
Come la precedente versione da 155 cv, anche questa nuova versione
da 165 cv non disponeva del variatore di fase che tutte le altre 75
(anche la 1600cc) invece avevano già adottato. La meccanica,
infatti, era completamente identica a quella delle due serie
precedenti: l’incremento di potenza di 10 cv venne ottenuto
lavorando sul sistema di sovralimentazione, aumentando la pressione
massima e introducendo un sensore di temperatura sull’aria
compressa. Restarono completamente invariati il regime di potenza
massima (5800 giri/min.) e il valore di coppia massima (226 Nm o, se
preferite, 23 kgm).
In sintesi, questa 75 disponeva di un alesaggio di 80 mm, di una
corsa di 88,5 mm, aveva un rapporto di compressione di 7,50:1 e il
suo cuore era sempre il 4 cilindri in linea bialbero da 1779cc con
iniezione elettronica, sovralimentazione Garret T3, intercooler e
controllo elettronico della sovralimentazione, accensione
elettronica digitale con sensore di detonazione.
Ovviamente, l’assetto era più rigido rispetto alle versioni meno
esuberanti della gamma e (oltre a molle, barre e ammortizzatori con
diversa taratura) utilizzava pneumatici 195/60/14 con canale da 6 ½
oppure (optional) pneumatici 195/55/15 con canale da 6.
I dischi dei freni anteriori erano autoventilati e di diametro
maggiorato ed era anche presente un differenziale autobloccante al
25%.
Come sopra accennato, questa terza e ultima versione deluse un po’
le aspettative sotto il piano puramente prestazionale, complice
anche l’incremento della massa passata dai 1130 Kg della serie
precedente a 1240 kg.
Nella prova di Quattroruote, la “75 1.8i Turbo Quadrifoglio
Verde” raggiunse la velocità massima di 209,988 km/h con
un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 8,2 secondi, mentre il
chilometro con partenza da fermo venne percorso in 29,0 secondi con
una velocità d’uscita di 177,6 km/h.
Il motore potenziato aveva sì acquistato 10 cv, ma lo aveva fatto a
scapito della prontezza di risposta e della elasticità ai bassi
regimi: al di sotto dei 3500/4000 giri/min., il motore rispondeva
con una certa lentezza e anche al di sopra di tale regime restava
sempre percepibile un attimo di indecisione ogni qualvolta si
affondava l’acceleratore. In ripresa, quindi, la buona coppia
motrice era un po’ penalizzata dai lunghi tempi di risposta del
sistema di sovralimentazione (al contrario di quanto accadeva nelle
versioni da 155 cv).
Anche in questa terza serie, il maggiore punto debole si rivelò
comunque il cambio, caratterizzato da una manovrabilità giudicata
assai critica e, complice una sincronizzazione non adeguatamente
efficace, da cambi marcia piuttosto lenti e imprecisi. Buona però
venne giudicata la scalatura dei rapporti.
Migliorato era il rendimento dei freni, non più soggetti ad
affaticamento ma purtroppo sempre troppo poco modulabili. Molto
criticata l’assenza dell’ABS.
Leggermente peggiorati i consumi, i quali a 130 km/h costanti si
attestarono sui 9,3 chilometri a litro. Il comportamento dinamico
venne giudicato ottimo, ma permaneva anche su questa terza serie una
certa indecisione dell’avantreno, imputabile più alla scarsa
prontezza dello sterzo che all’assetto.
Questa terza serie di 75 sovralimentata “75 1.8i Turbo
Quadrifoglio Verde concluse la sua carriera commerciale nel 1991.
C'è
da dire, infine, che proprio sul finire dell'avventura commerciale
delle 75 sovralimentate venne commercializzata una serie speciale di
75 turbo: si trattava della 75 1.8i Turbo Quadrifoglio Verde ASN.
Dopo appena due mesi dalla presentazione della serie speciale
"75 Indy" su base "75 1.8 IE", infatti, l'Alfa
decise nel luglio 1991 di commercializzare altre due serie speciali
di 75, una su base "75 2.0 TS" e l'altra su base "75
1.8i Turbo Qadrifoglio Verde": queste due serie speciali
vennero battezzate "Allestimento Sportivo Numerato", ASN
appunto. Se la "75 2.0 Twin Spark ASN" venne prodotta con
tiratura limitata a 3500 esemplari, la "75 1.8i Turbo
Quadrifoglio Verde ASN" venne invece prodotta con tiratura
limitata a sole 1000 unità. Entrambe queste versioni speciali
mantennero il prezzo e la meccanica delle versioni da cui
rispettivamente derivavano, per cui dal punto di vista meccanico e
prestazionale la "75 1.8i Turbo Quadrifoglio Verde ASN"
era del tutto identica alla "75 1.8i Turbo Quadrifoglio
Verde". Esternamente, la "ASN" era riconoscibile per
i cerchi in lega leggera dal disegno simile a quello dei cerchi
della "SZ", per gli specchietti retrovisori verniciati nel
colore della carrozzerie e per lo scudo paraurti arricchito dai
fendinebbia. All'interno, la maggiore novità era rappresentata
dai sedili anatomici Recaro.
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Sicuramente
meno visibili gli interventi di dettaglio, come i nuovi pannelli
porta e i rivestimenti di pelle per il volante (regolabile sia in
altezza sia assialmente) e per il pomello della leva del cambio. Infine,
una speciale targa d'argento (applicata sulla parte centrale della
plancia) recava la numerazione progressiva dei singoli esemplari.
A
conclusione del nostro discorso, uno spazio va poi senza dubbio
dedicato ad un'altra importante serie speciale, la 75 1.8 Turbo
Evoluzione. Venne prodotta in 500 esemplari, cioè quelli
strettamente necessari per ottenere l'omologazione in vista della
partecipazione nel 1987 (nella divisione fino a 2500cc) ai
campionati nazionali (italiano, tedesco, francese e inglese), al
campionato mondiale e al campionato europeo per vetture
"Turismo".
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Questa
versione di 75 Turbo derivava dalla "75 1.8 Turbo" (la
prima serie), ma da essa si differenziava sotto molti aspetti. Esternamente
era caratterizzata da vistose appendici aerodinamiche, da cerchi e
mascherina anteriore di colore rosso e dalla scritta "75
EVOLUZIONE" nera sfumata lungo tutte e due le fiancate. Meccanicamente,
si distingueva per una serie di modifiche apportate alle
sospensioni, ai freni, al cambio, al motore e all'assetto. A fronte
dei 280 cv (ma nel 1990 e 1991 si arriverà anche 375-390 cv)
erogati dalla "75 Turbo Evoluzione" impegnata nelle
competizioni (la quale raggiungeva i 270 km/h), la versione stradale
della "75 1.8 Turbo Evoluzione" era capace di erogare la
stessa potenza (155 cv) della "1.8 Turbo" da cui derivava.
La "75 1.8 Turbo Evoluzione" entrò in listino nel marzo
del 1987 e vi rimase sino al gennaio 1988. Il suo prezzo al momento
del lancio era di 30.739.000 lire, contro i 29.028.000 della
"75 1.8 Turbo", ma il divario di costo tra le due versioni
aumentò a partire dall'agosto del 1987, quando la nuova "75
1.8i Turbo Quadrifoglio Verde" venne inserita in listino al
prezzo di 26.885.000 lire.
A
questo punto, qualche consiglio per chi decidesse di acquistare oggi
una 75 turbo.
Parliamo di un tipo di vettura solitamente molto “spremuta” dai
propri proprietari. Per chi volesse acquistarne una, allora, mai
come in questo caso è consigliabile indirizzare la propria scelta
verso esemplari con un solo proprietario alle spalle e con una
manutenzione ben fatta. Un’attenzione particolare meriterà il
turbocompressore, perché non bisogna mai dimenticare che le turbine
hanno una velocità di rotazione nell’ordine delle decine di
migliaia di giri al minuto e devono sopportare temperature intorno
ai 900 gradi. Tra l’altro, è bene ricordare che un
turbocompressore aspira un maggior volume d’aria rispetto a quanto
avviene in un motore aspirato e quindi, se al suo ingresso si trova
un filtro aria intasato, non ci si deve stupire che prima o poi
parti di esso vengano aspirate sin dentro la turbina con effetti
deleteri sia per il compressore sia per il motore. Anche un
lubrificante molto vecchio e quindi ricco di particelle in
sospensione ha effetti nocivi sulle bronzine del turbo e può
provocare pure l’otturamento dei condotti di passaggio dell’olio
con conseguente difficoltà di raffreddamento: è infatti proprio il
lubrificante a garantire il raffreddamento dei cuscinetti piani di
questo importante componente.
Insomma, sappiamo tutti che la manutenzione è fondamentale per ogni
auto. A maggior ragione per una sovralimentata.
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