Frontale
basso e spiovente, coda alta e importante, fiancata con linea a
cuneo marcata e inconfondibile: è la 155, possente berlina nata nel
febbraio del 1992, sin dall'inizio equipaggiata con una gamma di
propulsori a benzina (4 e 6 cilindri, aspirati e sovralimentati)
decisamente all'altezza del Marchio e culminata in quel concentrato
di carattere, sportività e tecnologia che furono i motori (aspirati e a 4
cilindri) Twin Spark 16v gradualmente adottati a partire dal 1995:
motori, questi Twin Spark 16v, dotati di distribuzione a 16 valvole,
fasatura variabile lato aspirazione e doppia accensione (due candele
e una bobina per ogni cilindro) e capaci di allungare rabbiosamente
anche fino a 7400 giri/min. Se gli aspirati Twin Spark 8v e i
successivi Twin Spark 16v, insieme al propulsore V6 da 2,5 litri,
garantivano già di per sé una grinta e una sportività fuori dal
comune, l'importante compito di rappresentare il vertice della gamma
venne affidato alla 155 2.0i Turbo 16v Q4, sovralimentata e
dotata di una sofisticata trazione integrale permanente: proprio di
lei ci occupiamo in questo speciale.
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Le
origini della 155 Q4 affondano nelle competizioni. Siamo alla fine
del 1991. L'Alfa Romeo, pesantemente piegata dalle ripetute
sconfitte subite (ad opera delle rivali Bmw M3) nel Campionato
Italiano Turismo dalla 75 Turbo penalizzata da un telaio non più
competitivo, si trova nella necessità di approntare rapidamente una
nuova vettura da impegnare nelle competizioni di classe
Superturismo. I piloti della 75 Turbo lamentavano soprattutto
l'insufficiente rigidità torsionale del telaio (Alessandro Nannini
ripeteva continuamente "si storce!") che, negli
appoggi estremi in curva provocava una serie di rimbalzi
destabilizzanti, non controllabili dalle sospensioni. La scelta cade
sulla nuova berlina del biscione, la 155, che entrerà ufficialmente
in listino nei primi mesi del nuovo anno. Una scelta (poi rivelatasi
assolutamente vincente!) capace di unire una doppia utilità: quella
di usufruire delle ottime potenzialità tecniche del nuovo modello e
quella di sostenere il prestigio commerciale della neonata berlina
attraverso un vittorioso impegno sulla pista. L'idea... anzi...
l'ottima idea è quella di far uscire dai box una 155 sovralimentata
e a trazione integrale. Dalle parole ai fatti, nasce così la 155
GTA, progettata dall'ingegner
Sergio Limone, tecnico di grande esperienza, proveniente dalle
competizioni rally della Lancia (con i modelli 037 e Delta).
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Assai significative
le sue parole, raccolte, all'indomani della messa a punto della
nuova vettura, dalla rivista Automobilismo: "Con la
155 GTA, la situazione è migliorata di molto. Nella scocca della 75
era specialmente l'avantreno che tendeva a muoversi, malgrado i
tanti irrigidimenti apportati alla versione da corsa: la sospensione
con i puntoni rivolti in avanti scaricava infatti gli sforzi sulla
parte anteriore del pianale, più stretta e quindi soggetta a
deformazioni elastiche. Servendoci dell'autotelaio della 155,
tecnologicamente e strutturalmente più evoluto, il lavoro di
irrigidimento si è semplificato e ha garantito risultati migliori.
All'anteriore, per esempio, non si sono resi necessari rinforzi
particolari, in quanto la sospensione ha i punti d'attacco dietro
l'asse ed è sostenuta da una robusta trave. Anche la gabbia
tubolare di protezione dell'abitacolo, che collabora col telaio, è
più rigida, grazie ad una struttura più efficiente, di nuovo
progetto (in tubi d'acciaio di diametri differenziati di 40 e 35 mm,
secondo le zone di maggiore o minore sollecitazione), che si chiude
dai duomi anteriori fino a quelli posteriori delle sospensioni.
Tutto sommato, rispetto alla 75 Superturismo completa di gabbia,
abbiamo ottenuto un aumento del 50% di rigidità torsionale
dell'intera scocca, passando da 900 ad oltre 1300 kgm per grado.
Abbiamo poi un sistema di trazione integrale che è lo stesso,
piuttosto sofisticato, della Lancia Delta da rally, con tre
differenziali e giunto viscoso Ferguson al centro. Abbiamo inoltre
un cambio a 6 marce con circuito di lubrificazione, pompa e
radiatori propri, l'idroguida, dischi freno metallici di grande
diametro (355 mm gli anteriori e 278 mm i posteriori) con cerchi da
18 pollici. Abbiamo potuto, infine, aggiungere al motore, sempre
restando sotto il limite di peso, un sistema di nebulizzazione
d'acqua per raffreddare lo scambiatore aria-aria del turbo, che
interviene automaticamente quando la pressione di sovralimentazione
supera un dato valore e che comporta un serbatoio da 28 litri. Si
abbassa così di 15-20 °C la temperatura dell'aria compressa che
alimenta il motore, rimanendo più ricca di ossigeno."
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Invece, rispetto alla 75 Turbo, meno evidenti sono i miglioramenti
sul piano della potenza del propulsore. Racconta ancora Limone: "Nei
motori turbo di questa categoria, la potenza è determinata e
limitata dalla strozzatura di 41 mm imposta dal regolamento alla
presa d'aria di alimentazione. Il progresso è stato pertanto
marginale: dai 390 cv a 6000 giri della 75 si è arrivati attorno a
400 cv a 6500 giri, con una pressione del turbo a 2,6 bar. Si è
cercato, piuttosto, di compensare la limitazione della potenza
massima privilegiando i valori di coppia ai regimi intermedi, con
l'adozione di una turbina di maggiori dimensioni rispetto al modello
di serie, come consentito dal regolamento. Abbiamo così ottenuto
una coppia notevole: 51 kgm a 4500 giri. Con la turbina
surdimensionata, la fascia di utilizzo del motore è abbastanza
ristretta: da qui la scelta del cambio a 6 marce, che consente
rapporti ravvicinati."
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Sempre Automobilismo, durante
una sessione di prove di sviluppo della nuova Alfa per il
Superturismo, ha avuto la possibilità di percorrere qualche giro
alla guida della 155 GTA di Nannini sulla pista del Mugello, la
stessa sulla quale un anno primo la stessa rivista aveva potuto
provare la 75 Turbo.
La GTA del test è allestita con i rapporti al
cambio programmati per quel circuito. Ebbene, con il motore al
regime massimo di 6500 giri raggiunge i 101 km/h in I, i 142 km/h in
II, i 179 km/h in III, i 220 km/h in IV, i 248 km/h in V e i 269
km/h in VI. In particolare, sul rettilineo dei box, pur superando un
tratto in leggera salita, raggiunge comunque il regime massimo
(cioè appunto 6500 giri e 269 km/h) poco prima del punto di
frenata. Automobilismo ha valutato tutto questo come una
ottima dimostrazione di potenza e scorrevolezza aerodinamica.
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Sempre
la medesima rivista riporta che l'accelerazione alle alte velocità
è prepotente e continua: il cambio a innesti frontali consente
inserimenti a salire rapidi e immediati, senza toccare la frizione
(multidisco di carbonio) né rilasciare del tutto l'acceleratore, in
modo tale che le cadute del regime motore nei cambi marcia restano
sempre ampiamente al di sopra dei 4500 giri della coppia massima
(passaggio III-IV a 5300 giri, passaggio IV-V a 5700 giri, passaggio
V-VI a 6000 giri) e il turbo spinge senza pause.
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Gestire in curva i
400 cv di un motore così notevolmente sovralimentato è una
questione assai delicata: la notevole inerzia di una turbina di
così grandi dimensioni fa sì che - dopo che nelle decelerazioni a
gas chiuso si è rallentata molto la rotazione - quando si riapre
l'acceleratore, la turbina tardi a riprendere i suoi regimi utili
(50.000 - 80.000 giri). Ma quando questi regimi vengono raggiunti,
l'enorme coppia motrice di 51 kgm si scarica bruscamente sulla
trasmissione. Nella 75 Turbo provata l'anno precedente, questa
risposta violenta della turbina scomponeva l'assetto con decisi
sovrasterzi di potenza che il pilota doveva prevenire e controllare
controsterzando tempestivamente e troppo spesso anche ritardando
l'accelerazione in uscita di curva.
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Invece, con la 155 GTA, queste
reazioni risultano essere più graduali, anche se in modo diverso a
seconda delle situazioni. Nelle curve a raggio ampio, il
comportamento è ottimale, in quanto la prevalenza della trazione
sul retrotreno (67%) provoca quel leggero slittamento delle ruote
posteriori (con conseguente lieve sovrasterzo) che compensa il
naturale sottosterzo della vettura dovuto alla prevalenza del peso
sull'avantreno (57%): una condizione di equilibrio dinamico molto
redditizia, perché consente al pilota di anticipare la riapertura
dell'acceleratore.
Nelle curve a raggio stretto, tuttavia, qualche
difficoltà emerge ugualmente: la brusca erogazione della coppia
motrice fa comunque slittare le ruote posteriori oltre il limite
utile programmato e allora il sistema di trazione integrale provvede
automaticamente a trasferire una quota maggiore di potenza
all'avantreno, con conseguente annullamento istantaneo del
sovrasterzo e immediato passaggio al sottosterzo.
Ma le maggiori
criticità permangono sempre nelle curve a raggio molto ampio, tali
da essere affrontate "in pieno", senza rilascio del gas in
entrata: in questi casi, è possibile che la prevalenza della
trazione sul retrotreno provochi un sovrasterzo tutt'atro che
opportuno in quelle condizioni di marcia così dinamicamente
delicate.
Fin qui la 155 GTA pensata, progettata e messa a punto per
le competizioni. Rimane, però,
il problema di rispettare le prescrizioni regolamentari del
campionato che impongono, ai fini dell'omologazione, una produzione
in serie di almeno 2500 esemplari.
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Ecco, allora, che l'Alfa decide
di percorrere fino in fondo la strada intrapresa, presentando una
versione stradale che, della 155 GTA, eredita tecnica e
temperamento. Quella che vede al centro la 155 GTA e la sua sorella
stradale, la 155 Q4, è in realtà un'operazione dettata più dal cuore
e dall'orgoglio sportivo che dal portafogli. Si tratta di un
progetto nato finanziariamente già perdente: l'attesa di vita della 155
GTA (affidata in pista ai piloti Alessandro Nannini e Nicola Larini
per la scuderia ufficiale Alfa Romeo sponsorizzata Martini e ai
piloti Giorgio Francia e Antonio Tamburini per la scuderia Jolly
Club sponsorizzata Totip) è infatti molto breve, in pratica la sola
stagione di gare del 1992, in quanto il nuovo regolamento tecnico ha
già stabilito di bandire il turbo dalle gare Turismo a partire
dalla stagione 1993.
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Come se non bastasse, la 155 Q4 nasce molto costosa e, per questo motivo, difficile da vendere: sul finire del 1992
costa, in allestimento strettamente di serie, ben 44.811.000 lire,
ma - arricchendo la dotazione già con pochi optional adeguati alla
categoria - non è affatto difficile avvicinarsi pericolosamente alla
soglia psicologica dei 50.000.000 di lire, contro i circa 30.000.000
della 155 2.0 Twin Spark 8v e i circa 42.000.000 della 155 2.5 V6.
Però, considerazioni economiche a parte (ché oggi hanno una
importanza molto relativa), resta il fatto che quelli messi in
strada e in pista dall'Alfa Romeo nel 1992 sono, ciascuno nel
proprio ambiente, due autentici gioielli tecnici.
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A dimostrarlo,
sono anche gli stessi risultati sportivi. Già nella prima gara
della stagione, il 21 e 22 marzo 1992 a Monza, due 155 GTA occupano
la prima fila: si sono qualificate con una media sul giro di 191
km/h, un dato strabiliante, considerato che la domenica precedente,
in una gara di categoria Granturismo, una Ferrari F40 (3 litri
biturbo, 478 cv, 326 km/h) realizza la pole position sulla stessa
pista con la media di 171 km/h. E il resto della stagione non è da
meno: alla fine, Nicola Larini vince il titolo d'avanti alle altre
tre Alfa, mentre le due Bmw ufficiali ed eterne rivali, le nuove M3
Sport Evolution condotte da Gabriele Tarquini ed Emanuele Pirro,
sono costrette ad accontentarsi del quinto e sesto posto.
La
155 2.0i Turbo 16v Q4
debutta sul mercato nel giugno del 1992 con un prezzo di lancio di 44.750.000
lire.
Esternamente, i tratti estetici che sin dall'inizio la
distinguono dalle altre 155 sono l'impianto lavafari integrato nel paraurti
anteriore, la bella mascherina del frontale con griglia arretrata
(componente che, negli anni successivi, sarà esteso a tutta la
gamma), i paraurti con la porzione non in tinta limitata alla sola
parte superiore, le minigonne e gli specchietti retrovisori in tinta
con la carrozzeria, gli pneumatici 205/50 ZR montati su cerchi in lega leggera
da 15" di stile dedicato (con un disegno caratterizzato da
dieci fori ovoidali e dall'imitazione dei cerchi scomponibili).
Ciliegina sulla torta, la bella placca adesiva Q4 di colore
verde applicata
nell'angolo superiore sinistro della coda.
L'abitacolo è quasi
identico a quello delle altre 155, ad eccezione dei sedili di
intonazione sportiva e dei diversi tessuti impiegati per i
rivestimenti. Come per tutte le 155, anche sulla Q4 lo spazio a
disposizione dei passeggeri (sia anteriori che posteriori) è
veramente tanto e pure il livello di finitura ricalca quello delle
altre versioni.
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Un volante (in pelle) e una pedaliera ben posizionati, una plancia ben realizzata (in materiale morbido) e
caratterizzata da un disegno unanimamente definito moderno e
piacevole, un cruscotto strumenti retroilluminato, di facile lettura
e molto completo
(tachimetro, contagiri, contachilometri totale, contachilometri
parziale, indicatore livello carburante, indicatore temperatura
liquido di raffreddamento, indicatore pressione olio motore, indicatore
temperatura olio motore, oltre ad una serie piuttosto completa di
spie), una consolle integrante un dettagliato
check control insieme con l'orologio digitale e con i comandi del climatizzatore
elettronico completamente automatico: sono tutti elementi comuni alle altre 155, che sulla Q4
vengono sapientemente ripresi.
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Il
propulsore è un quattro cilindri in linea da 1995 cc con 16
valvole, due alberi a camme in testa azionati da cinghia dentata in
materiale sintetico, sovralimentazione attraverso un
turbocompressore Garrett T3 con valvola wastegate integrata e
intercooler aria/aria. Un sistema di gestione integrata Weber Marelli P8, poi,
gestisce accensione, detonazione, iniezione del carburante e
overboost.
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Degno di nota anche l'utilizzo di valvole di scarico in
lega di Nimonic con i sali al sodio all'interno degli steli (un
sistema, comunque, usato spesso sui motori Alfa Romeo) per favorire
un veloce scambio termico e, dunque, ottimizzarne il raffreddamento.
Se, come è naturale, al raffreddamento del motore provvede un
classico circuito a liquido (che tiene bassa anche la temperatura
di bronzine e turbocompressore), non si deve però dimenticare che
un ruolo fondamentale è svolto dal lubrificante spruzzato sotto il
cielo dei pistoni per diminuire lo stress termico e raffreddato
tramite apposito radiatore. Il tutto è completato da uno scarico
con due catalizzatori a tre vie.
Il cambio è un manuale a 5
rapporti, le
sospensioni sono caratterizzate all'avantreno da uno schema
MacPherson con barra antirollio e al retrotreno da uno schema a
ruote indipendenti con bracci tirati e barra antirollio; i freni
(con ABS) sono a disco sulle quattro ruote (dischi anteriori
autoventilanti).
Come
già accennato, la caratteristica
peculiare della 155 Q4 è la presenza di un sistema di trazione
integrale permanente che è raffinatissimo
ancora oggi. Vengono adottati tre differenziali: uno anteriore
di tipo convenzionale, uno centrale epicicloidale in presa diretta
con l'albero secondario del cambio e con integrato un giunto viscoso
Ferguson, uno posteriore Torsen.
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In
condizioni di normalità, la coppia motrice viene ripartita dal
differenziale centrale nella misura del 47% sull'assale anteriore e
del 53% sull'assale posteriore, ma nel caso di un'eccessiva perdita
di aderenza di uno dei due assi rispetto all'altro, il giunto
Ferguson dello stesso differenziale centrale interviene trasferendo progressivamente (sino
anche al 100%) la
coppia motrice alle ruote aventi maggiore aderenza. Ad ottimizzare
ulteriormente questo sistema provvede poi il differenziale Torsen
posteriore, il quale fa da autobloccante e consente
differenti velocità di rotazione tra le ruote. Questo schema di
trasmissione, a causa della presenza di sistemi di bloccaggio sia
tra i due assi sia tra le ruote di uno stesso asse, deve sposarsi con un impianto
frenante con ABS particolarmente
raffinato. Bisogna infatti ricordare che la trazione integrale
è per sua stessa natura difficilmente conciliabile con il principio
di funzionamento di un ABS: ciò perché il collegamento più o meno rigido tra le ruote
dei due assi (dovuto alla presenza di sistemi antislittamento come i
giunti viscosi) rende molto difficile definire la velocità
effettiva della vettura e delle singole ruote (in quanto in
accelerazione pattinano tutte e quattro contemporaneamente, mentre
in frenata il bloccaggio delle ruote anteriori causa automaticamente
anche l'arresto di quelle posteriori). A questo inconveniente spesso
si pone rimedio utilizzando impianti che in fase di frenata
scollegano la trazione sull'asse posteriore. La 155 Q4, invece,
adotta un sistema che ai 4 canali di segnale e ai 4 canali di
regolazione (lo schema di ABS che, nel caso di trazione
su due ruote, è il più raffinato ed è sempre adottato dalle Alfa)
affianca due altri
canali, di cui uno destinato a rilevare l'accelerazione
longitudinale e l'altro destinato a rilevare l'eventuale
accelerazione attorno all'asse verticale (imbardata) nel caso che l'azione
frenante sia prevalente da un lato. Si tratta cioè di un
sistema ABS a 6 canali di segnale e 4 canali di regolazione: un
sistema ancora oggi raffinatissimo. Tutto l'impianto è naturalmente
gestito da un microprocessore in grado
di rilevare, tramite i sensori di beccheggio e imbardata, il
comportamento dinamico della vettura durante la frenata. Il programma
valuta l'assetto dell'auto e regola di
conseguenza la pressione sulle pinze dei dischi. Tra l'altro, a
richiesta viene fornito pure un sistema di controllo elettronico delle
sospensioni con quattro sensori che agisce anche in collegamento con
l'impianto ABS.
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Per
quanto concerne le prestazioni, il propulsore sviluppa 186 cv a
6000 giri/min e una coppia massima di 291 Nm (29,7 kgm) a 2500
giri/min. Al di là della dato di potenza, a lasciare stupiti è
soprattutto l'erogazione e il comportamento del motore, che - nel
bene e nel male - resta un turbobenzina vecchia
scuola: assolutamente rabbioso tra i 3500 e i 6500 giri,
ma abbastanza lento e poco pronto al di sotto di questo arco di
utilizzo, essenzialmente a causa della notevole inerzia del gruppo
di sovralimentazione.
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Se vogliamo, potremmo posizionare il 2 litri
turbo della 155 Q4 a metà strada tra quello della Lancia Dedra 2.0
IE 8v Integrale (177 cv nella versione non catalizzata e 169 cv
nella catalizzata), più morbido e progressivo nella fase di attacco
del turbocompressore, e quello non catalizzato da 205 cv della Delta
Turbo 16v HF Integrale. Alla luce di tutto ciò, con la Q4 è sempre
meglio anticipare l'apertura dell'acceleratore, in modo tale da
contrastare al meglio le reazioni del propulsore: una volta abituatisi a
questo, è capace di regalare emozioni fortissime al pilota
sportivo.
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La rivista Quattroruote, nella sua prova su strada,
rileva una velocità massima di 228,150 km/h in quinta marcia, con
un'accelerazione 0-100 km/h in 7 secondi netti e il chilometro con
partenza da fermo coperto in 27,6 secondi con una velocità
d'uscita di 186,7 km/h (dati questi confermati anche dalla prova su
strada di Auto: 227,850 km/h di velocità massima e 7,0 secondi
nello 0-100 km/h). Pure i tempi di ripresa in quinta marcia sono di
rilievo: 70-120 km/h in 10,5 secondi, 70-130 km/h in 12,6 secondi,
70-140 km/h in 15,0 secondi e 70-160 km/h in 20,6 secondi. La nota dolente
sono i consumi, sempre piuttosto alti: 11,4 km/l a 90 km/h costanti,
9,8 km/l a 110 km/h costanti, 8,4 km/l a 130 km/h
costanti e 6,0 km/l a 160 km/h costanti. Ma un sorriso a trentadue
denti ritorna mettendosi alla guida di questa Alfa, perché le sue qualità
dinamiche sono unanimamente considerate di livello
superiore.
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Come già detto, in condizioni normali di aderenza, la
155 Q4 ha il 47% della coppia sull'avantreno e il 53% sul
retrotreno: nelle curve di raggio medio, la vettura si inserisce con
un moderato sottosterzo per poi stabilizzarsi con un assetto neutro
e infine passare ad un leggerissimo sovrasterzo in uscita causato
dalla leggera prevalenza di coppia trasmessa al retrotreno. Il
rilascio dell'acceleratore in curva, anche combinato con l'eventuale
uso del freno, dà maggiore direzionalità all'avantreno, senza mai
scomporre l'assetto. In condizioni di bassa aderenza, invece,
l'inserimento in curva è caratterizzato da un sottosterzo piuttosto
evidente e, per uscire il più velocemente possibile dalla curva, è
allora opportuno insistere con lo sterzo e accelerare a fondo: così
facendo, le ruote anteriori iniziano a pattinare e costringono il
giunto viscoso Ferguson centrale ad intervenire trasferendo
immediatamente (grazie ad una sua taratura piuttosto rigida)
la coppia al retrotreno. In questo modo, dopo un attimo di
indecisione, il muso chiude la traiettoria e il retrotreno allarga
fino a chiedere al pilota un pronto controsterzo. Insomma, un
comportamento equilibrato che però, per essere sfruttato
al meglio, richiede al pilota una buona padronanza dello schema e della logica
di funzionamento dell'impianto di trazione integrale Q4.
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Eccellente
la risposta dell'impianto frenante, in grado di garantire spazi
d'arresto davvero contenuti e una modulabilità che, caratterizzata
da un pedale molto duro e con una corsa breve (quasi un comando da
competizione), è ottimale. Decisamente alto anche il rendimento
dello sterzo: precisione e progressività sono i punti di forza di
questo volante, che forse meriterebbe solo un pizzico di prontezza
in più. Quasi nulla da rimproverare pure per quanto concerne il
cambio: ottimale la scalatura dei rapporti e, per renderlo perfetto,
basterebbe solo un po' di fluidità in più negli innesti, i quali
soffrono invece di una leggera legnosità. Una nota a parte meritano,
infine, le Q4 equipaggiate con
sospensioni a controllo elettronico. Utilizzandole sulla posizione Sport,
la vettura, che già gode di molle e ammortizzatori tarati su un
livello sportivo, si irrigidisce ulteriormente: le reazioni ai
comandi dell'acceleratore e del volante diventano più rapide,
d'altra parte limitando considerevolmente le capacità di
assorbimento delle sconnessioni stradali.
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Come
già scritto, il progetto iniziale dell'Alfa Romeo prevedeva la
produzione di 2500 esemplari di 155 Q4: alla fine, ne sono stati
prodotti 2701, di cui 2591 nel triennio 1992-93-94 (appartenenti
alla prima serie di 155) e 110 nel triennio 1995-96-97 (appartenenti
alla seconda serie di 155: parafanghi posteriori allargati,
mascherina Q4 estesa a tutta la gamma, scudo frontale cromato,
specchietti in tinta, poggiatesta imbottiti, cruscotto strumenti con
grafica ridisegnata, abitacolo con nuovi rivestimenti). In Italia,
dal 1992 al 1997, ne sono state immatricolate complessivamente 711,
con alcuni esemplari della prima serie immatricolati ben oltre la
fine del triennio della loro produzione.
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